La cucina di una imbarcazione a vela o a motore può nascondere molte insidie, alcune durante l’utilizzo, altre persino quando non è in uso. Dobbiamo innanzi tutto ricordare che il principale pericolo è localizzato essenzialmente nei fornelli che possono essere sostanzialmente di tre tipi:

a gas – costituiti da un piano con più bruciatori, tubazione rigida con collegamenti flessibili, una bombola di gas, oltre a valvole, riduttori di pressione e accessori vari;

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a piastra elettrica – composti da un piano cottura generalmente in vetro che si scalda grazie a una alimentata a 230 V CA;

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a induzione – costituiti da un piano cottura in vetro che non si scalda direttamente ma che riscalda il pentolame (che deve essere di tipo compatibile, anche come diametro, o in caso contrario utilizzato mediante uno speciale adattatore) appunto per induzione, grazie a un circuito elettronico alimentato a 230 V CA.

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In tutti i casi l’utilizzo avviene in porto o alla fonda o in navigazione e, perciò, bisogna innanzi tutto tener conto che l’imbarcazione può muoversi e con essa il pentolame in cottura. Tale movimento può sversarne i contenuti, farli cadere sul pagliolo, su componenti dell’arredo o sulle persone, pertanto le conseguenze possono essere l’imbrattamento, l’innesco di incendio o le ustioni.

Ciò ovviamente ci fa comprendere che, al di là del bel design, la cucina deve essere pensata per un utilizzo “non terrestre”, quindi non stabile. Detto ciò, esaminiamo alcune soluzioni finalizzate ad aumentarne l’efficienza e a diminuirne i pericoli.

Innanzi tutto è necessario utilizzare dei sistemi efficaci per bloccare il pentolame (che può essere di varie misure e forme). Esistono in commercio vari tipi di dispositivi studiati a tal fine, ma la maggior parte risulta utile solo per una macchinetta del caffè o per piccoli tegamini; una grossa pentola per la pasta piena di acqua, pesante facilmente anche 5 kg, necessita di blocchi ben più solidi per resistere alle sollecitazioni di un’onda improvvisa.

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Una soluzione adottata da alcuni cantieri consiste nel ribassare il piano cottura di alcuni centimetri rispetto al piano d’appoggio, in modo tale da ottenere una sponda fissa in grado di impedire la caduta delle pentole e, al contempo, fungere da argine alla fuoriuscita di liquidi o altro.

L’inconveniente è che, specie se si tratta di un fornello a gas, questi bordi – se in materiali plastici o in legno – possono bruciarsi e che, comunque, difficilmente mantengono ben fisso il pentolame, particolarmente si se tratta di padelle larghe con manici lunghi e se il piano è solo a due fuochi.

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Esistono anche sistemi smontabili su guide scorrevoli, spesso nati dalla fantasia di abili artigiani, che funzionano molto bene e si adattano anche a piani in vetro non forabili.
Importante è anche la protezione perimetrale e superiore rispetto agli stessi fornelli.

Infatti è sempre possibile che una pentola molto calda tocchi il perimetro della cucina (spesso in legno o in vtr) danneggiandolo o che un alimento – o peggio dell’olio – bruci provocando una fiammata che, oltre a danneggiare la cucina, può innescare un incendio attaccando legno, tendaggi o altri materiali infiammabili.

Pertanto è sempre bene realizzare protezioni ignifughe, magari sovrapponendo più piastre in acciaio inox leggermente separate dai materiali retrostanti.

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I fornelli a gas

Relativamente ai fornelli di questo tipo, dobbiamo ricordarci che il GPL miscelato con l’aria o esposto a fonti di calore è facilmente incendiabile ed esplosivo. Pertanto, dobbiamo accertare la presenza e la perfetta funzionalità delle termocoppie che servono a interrompere il flusso di gas in caso di spegnimento accidentale del fuoco.

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Dobbiamo pure verificare periodicamente l’assenza di perdite e che i raccordi flessibili situati tra la tubazione rigida in rame e il fornello da un lato e la bombola dall’altro siano in ottime condizioni e non scaduti (i tubi del gas di gomma vanno sostituiti entro la loro data di scadenza e mai oltre i 5 anni; le fascette – se presenti – devono essere strette periodicamente anche se le tubazioni dovrebbero avere raccorderie a vite, come previsto dai costruttori).

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Parimenti dobbiamo controllare che l’alloggio della bombola (che deve trovarsi all’esterno della cabina) abbia buone prese di ventilazione in alto e in basso, poiché il GPL tende a scendere e quindi a uscire dal basso in caso di perdite). Il tutto, comunque, deve essere installato in conformità alle istruzioni del fabbricante, come previsto dalla norma UNI En ISO 9094.

Ovviamente le bombole (da verificarne sempre lo stato e l’omologazione) non vanno mai conservate in gavoni privi di areazione e nei quali si trovino impianti elettrici o pompe/motori che possano innescare un’esplosione.

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Gavone bombole

Importante è anche la verifica dello stato del regolatore di pressione e della tubazione rigida in rame che dovrebbe a sua volta essere contenuta in un’ulteriore tubazione in plastica atta al contenimento di eventuali perdite. Il grande vantaggio del fornello a gas è che, comunque (sempre che la bombola sia carica), ci offre la possibilità di cucinare senza dover tenere acceso il generatore o essere collegati alla banchina.

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Bombole mal conservate

I fornelli a piastra elettrica

Non generando una fiamma viva, i fornelli a piastra elettrica riducono di molto i pericoli d’incendio; inoltre, non essendoci gas, non ci sono rischi di esplosione.

C’è comunque la necessità di un’alimentazione elettrica che, assorbendo molti kW, dipende dal generatore o dalla rete di terra. Sulle piccole imbarcazioni è sconsigliabile l’utilizzo dell’inverter sia per il dimensionamento dello stesso sia per il consumo delle batterie, tenuto conto che una piastra normale da 1,2 kW di potenza può assorbire circa 100 Ampere/ora a 12 V ).

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Oltre a potenziali sovraccarichi elettrici (cosa che rende necessaria la verifica periodica dell’impianto e del suo dimensionamento), il rischio maggiore della piastra è che resta molto calda anche dopo lo spegnimento e, pertanto, può provocare ustioni se inavvertitamente toccata o fusione di materiali plastici se erroneamente poggiati sopra. Resta il fatto che, trattandosi di un impianto molto semplice, difficilmente presenta malfunzionamenti.

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I fornelli a induzione

Pur avendo le stesse caratteristiche di alimentazione della piastra elettrica (alto assorbimento di kW e necessità di verifiche periodiche sull’impianto), i fornelli a induzione presentano il grande vantaggio di non riscaldare in modo significativo se privi di una pentola (apposita). Inoltre, la loro rapidità consente di consumare meno energia elettrica e velocizzare la cottura.

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Tuttavia, come accennato, le pentole devono essere compatibili o essere utilizzate mediante un apposito adattatore in materiale ferroso. Attenzione: ovviamente, quando si cucina, queste comunque si riscaldano e perciò, soprattutto in mancanza di protezioni, possono sempre provocare ustioni o danni.

Infine, da tener presente che i piani a induzione, essendo dotati di più delicati circuiti elettronici con comandi touch, possono danneggiarsi o perdere efficienza se alimentati in modo non corretto, per esempio con bassi voltaggi dalla banchina o dal generatore.