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Anche le regate più famose e importanti a livello internazionale danno il loro contributo alla tutela dell’ambiente, monitorando la qualità delle acque solcate dai partecipanti con i loro scafi performanti.

The Ocean Race
The Ocean Race

L’ultimo esempio è The Ocean Race Europe, svoltasi tra maggio e giugno 2021, prima edizione di una regata oceanica per scafi veloci (tipo Imoca 60 a foil e monotipi VO65) partita da Lorient, nel Nord-Ovest della Francia, e arrivata a Genova, con un prologo da Klaipeda, in Lituania, navigazione fino alla Manica e ritorno a Klaipeda. Durante le varie tappe, per un periodo di sei settimane, gli equipaggi hanno raccolto un totale di 36 campioni d’acqua, dal mar Baltico al canale della Manica, lungo la costa atlantica francese e iberica fino al Mediterraneo.

Le successive analisi, hanno rilevato la presenza non trascurabile di microfibre di plastica provenienti da produzione, lavaggio e uso di abiti sintetici, ma anche da pneumatici di auto e da parti di attrezzi da pesca e lenze, che rappresentano oltre l’80{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} delle 139 particelle di microplastiche per metro cubo raccolte. Il resto sono frammenti provenienti dalla degradazione di oggetti di plastica più grandi come bottiglie, imballaggi e microsfere contenute negli articoli da toilette.

The Ocean Race

The Ocean Race aveva raccolto le microplastiche nell’ultima edizione del giro del mondo 2017-18, come iniziativa pionieristica che ha unito sport e scienza. All’evento dell’estate scorsa hanno collaborato gli enti scientifici GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research di Kiel e l’università di Utrecht. Aaron Beck, ricercatore senior al GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research, che ha coordinato l’analisi dei campioni di microplastiche, ha detto: “I dati mostrano chiaramente che le microplastiche sono pervasive nell’oceano e che, sorprendentemente, la loro componente principale è costituita da queste microfibre.

In passato, la ricerca tipicamente si è concentrata sul rilevamento di frammenti, piuttosto che fibre, quindi questi nuovi dati sono significativi e mettono in evidenza il valore delle collaborazioni con partner come The Ocean Race, che ci aiutano a definire meglio la composizione e la distribuzione delle microplastiche negli strati superficiali dell’oceano”. Le microfibre sono il tipo di microplastica ingerito più di frequente dalle specie marine e rappresentano un fattore preoccupante per la biodiversità oceanica.

I dati raccolti durante la regata (compresi i livelli di anidride carbonica, temperatura del mare, PH e salinità, tutti indicatori chiave del cambiamento climatico), stanno contribuendo allo sviluppo di una mappa della plastica dispersa nell’oceano e aiutano a comprendere come queste sostanze nocive si trasferiscono negli ecosistemi marini. La ricerca ha mostrato che il Mar Baltico ha i più alti livelli di microplastiche in Europa, con 230 particelle per metro cubo, il doppio della quantità trovata in Mediterraneo (112 particelle per metro cubo), che è considerato un “hotspot” per l’inquinamento da plastica. Sempre secondo Beck, “l’alta quantità di microplastica nel Baltico rispetto al Mediterraneo è un dato inaspettato.

I fattori, come il periodo dell’anno in cui i dati vengono raccolti, possono avere un impatto sulla distribuzione delle microplastiche. Più dati possiamo raccogliere, in diverse aree e stagioni, meglio possiamo capire la fonte delle plastiche e dove finiscono”.

Secondo Simon Weppe, responsabile scientifico di The Ocean Race, “il cambiamento climatico e l’inquinamento da plastica hanno, in pochi decenni, causato un drastico declino nella salute dell’oceano. È vitale che i governi agiscano sulla base di prove scientifiche per proteggere e ripristinare la salute del nostro oceano e tutto ciò che ne dipende. Ed anche noi abbiamo il dovere di contribuire. La gara per l’oceano è una gara che dobbiamo vincere”.

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