Bisogna partire dal presupposto che la barca ideale per il big game al tonno nei nostri mari non esiste. A seconda delle esigenze di pesca, della distanza da raggiungere dalla costa, dal tipo di mare in cui abitualmente si opera e dalla taglia dei pesci che generalmente s’incontrano, la barca ideale può assumere connotazioni tipologiche totalmente differenti. Nel drifting l’azione di pesca, pur svolgendosi prevalentemente nel pozzetto, si sposta spesso a prua, quando vi è installata la sedia o per mollare l’ancora nella pesca ancorati. Le canne devono essere messe in pesca spesso lungo la murata e la barca, in deriva o all’ancora, subisce inevitabilmente beccheggio e rollio. Ne deriva che la tipologia di barche necessarie per il drifting, si distacca notevolmente dai fisherman oceanici americani.

La pesca in drifting necessita di un pozzetto preferibilmente ampio, ma decisamente privo di ingombri e che permetta dei movimenti rapidi e agevoli quando il caos che segue la partenza della canna, non permette movimenti ragionati. Le murate devono essere all’altezza delle ginocchia per consentire il combattimento in stand-up. I passaggi da poppa a prua devono essere praticabili e ben protetti. Soprattutto se l’installazione della sedia è prevista a prua, il passaggio va effettuato con la canna in mano e la trazione del pesce in fuga. Per quanto riguarda le motorizzazioni e le prestazioni, è da considerare che gran parte del combattimento con un tonno gigante, viene condotto agevolando l’angler con piccoli spostamenti della barca, sia in avanti che indietro. Di conseguenza, una barca con due motori sarà sicuramente più manovriera, meglio ancora se con eliche controrotanti.

Gli open sono stati sostituiti in gran parte dai walk-around e dai cabinati, che permettono un riparo in navigazione, ma nelle aree dove le poste buone sono vicine alla costa, le barche aperte rimangono sempre le più apprezzate.

Sono necessari una serie di portacanne per mettere in pesca almeno tre, quattro o addirittura cinque canne. L’imbarcazione deve essere quindi in grado di ospitare una vasta serie di alloggi per le canne in pesca. La disposizione dei portacanne va ragionata, in modo che durante l’azione di pesca sia possibile disporre le canne lungo una murata se si pesca in deriva, o nel pozzetto rivolte verso poppa se si pesca ancorati. In genere si hanno in dotazione due portacanne incassati nelle murate del pozzetto, più altri due sulla sedia da combattimento.

La sedia da combattimento è un accessorio indispensabile nella pesca al tonno gigante. La pesca in stand-up deve essere intesa sempre come una variante alla pesca in sedia e non come unica possibilità di pesca. La scelta di non installare la sedia preclude in senso assoluto la possibilità di combattere prede grandi e di pescare con canne di lunghezza tradizionale. Le sedie da combattimento vengono prodotte in diversi modelli, con o senza spalliera e con o senza poggiapiedi.

L’installazione si effettua a poppa su cabinati con motorizzazione entrobordo con trasmissione in linea d’asse, nei quali generalmente si ha una superficie del pozzetto predisposta per l’installazione di tale accessorio. In questo tipo di installazione bisogna considerare il posizionamento concependo la canna piegata e la lenza a picco sotto la poppa della barca. In questo modo si può constatare se durante il combattimento la lenza entra in contatto con la plancia di poppa o con le murate della barca.

Prima dell’installazione bisogna controllare che la sedia giri per almeno 180 gradi.

L’installazione a prua si effettua generalmente su imbarcazioni con motorizzazione fuoribordo, in quanto con l’installazione a poppa si avrebbe la lenza che lavora sempre vicino alle eliche durante il combattimento.

Installando la sedia a poppa si è avvantaggiati quando il pesce si posiziona sotto la perpendicolare della barca, potendo pompare la preda andando a marcia avanti con il motore ed evitando che nuotando sotto la scia riprenda le forze. Di contro, quando è necessario recuperare lenza inseguendo il pesce, bisogna farlo in retromarcia oppure con la lenza laterale alla barca, operazione che rischia di mettere il filo in bando. Con la sedia a prua si è facilitati nell’inseguimento del pesce in fuga, ma svantaggiati nel sollevamento dal fondo, che va fatto esclusivamente in retromarcia.