A primavera ci avevano detto che il cantiere aperto per il water front, direttamente alle spalle dell’area fieristica, avrebbe provocato una forte contrazione degli spazi e che, pertanto, molti stand – tra i quali il nostro - avrebbero inevitabilmente sofferto di un netto ridimensionamento. Poi, dal 22 al 27 settembre, abbiamo passato il Salone Nautico al setaccio - come facciamo esattamente da sessant’anni - e, con grande sorpresa, abbiamo potuto osservare qualcosa di diverso. La riduzione dell’area espositiva a causa dei lavori in corso c’è sicuramente stata ma, ad essa, non ci sembra proprio che abbia corrisposto una minore disponibilità di superficie per gli espositori. Anzi, per dirla più brutalmente: abbiamo riportato l’impressione – condivisa da tanti – che l’edizione di quest’anno abbia mostrato più di qualche vuoto e che, pertanto, il ridimensionamento di pochi stand sia stato deciso per altri motivi. Comunque, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, questa maggiore “ariosità” un beneficio lo ha portato: il folto pubblico (dato ufficiale: 103.812 ingressi) ha potuto godere di una migliore mobilità soprattutto in quelle zone che gli anni scorsi tendevano all’ingolfamento, come nel caso del percorso di collegamento “a filo d’acqua” tra il padiglione Vitelli – provvidenziale durante le immancabili piogge – e la banchina prospiciente il cosiddetto padiglione blu, quello realizzato nel 2009 su progetto dell’archistar Jean Nouvel. Tutto il contrario di quel che è successo fuori del salone, dove il pubblico è stato costretto a compiere percorsi illogici o addirittura pericolosi, come quello imposto dall’insulso spostamento del parcheggio dei taxi da piazzale Kennedy – praticamente attaccato alla fiera – alla più lontana piazza Rossetti, che ha obbligato una quantità di persone ad attraversare il trafficato corso Marconi.

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