Nel numero precedente di Nautica ho accennato al fatto che, anticamente, si credeva (o si sperava?) che la vetroresina non invecchiasse, cosa che è stata puntualmente smentita dai fatti: come tanti prodotti basati sulla chimica, nella fattispecie della resina, si nota che, una volta catalizzata, la resina, col passare del tempo, mostra dei limiti.

Il più evidente è che l’invecchiamento della vetroresina non appare nello scafo o nelle strutture, ma nella coperta, che è sempre realizzata a sandwich, con l’anima di balsa o di poliuretano.

Nelle barche più vecchie infatti si può notare che, in certe zone, la coperta sembra molto elastica, per non dire moscia. Se il difetto è limitato a pochi centimetri quadrati si potrebbe tentare di risolvere con iniezioni di resina epossidica, ma è un sistema che non dà grandi risultati.

Quando poi gran parte della coperta invece risulta troppo morbida, se ne deduce che la parte esterna della vetroresina (la cosiddetta pelle esterna) e l’anima si sono scollate tra loro, al punto che sotto ai piedi si sente la coperta stranamente cedevole.

Questo è avvenuto perché l’anima è stata schiacciata dal peso delle persone che vi passano sopra oppure se la resina non ha ben impregnato e incollato l’anima. L’unico intervento utile è quello si smontare tutte le ferramenta di coperta, ritagliare e strappare la pelle esterna in vetroresina, ricostruendolo poi a fondo dopo aver sostituito l’anima del sandwich.

Questo intervento è decisamente costoso e non può essere evitato, come talora qualcuno pensa di fare, incollando sulla coperta uno strato di teak o riportandovi un altro strato di vetroresina. Ci sono barche famose, definite mitiche, con coperte ormai quasi completamente viziate, che avrebbero bisogno di questa ricostruzione, ma chi se la sente di spendere più del valore della barca? E’ più facile venderla. Aggiungo che questo fenomeno non è affatto tipico delle barche dell’Alpa, come qualcuno mi ha scritto avendolo letto in un forum, ma di gran parte delle barche più anziane. Questo dimostra la mia convinzione che chiunque scriva nei forum, anche importanti, può esternare opinioni fuorvianti, perché non oggettive o basate solo su poche esperienze.

L’invecchiamento della coperta può anche manifestarsi con un abbassamento intorno alla base dell’albero e in corrispondenza delle porte sottostanti, che hanno difficoltà ad aprirsi o chiudersi.

Un altra forma di invecchiamento, molto rapido, della coperta, si può verificare quando l’anima di poliuretano emette del gas e fa gonfiare la coperta per grandi superfici, al punto che di rado è possibile intervenire localmente, ma più facilmente si è costretti a eliminare tutta la pelle esterna e l’anima, come ho visto prima: questa formazione di gas può comparire dopo pochissimo tempo dall’esposizione della barca al calore del sole.

Ho rilevato temperature dell’ordine di 80 gradi centigradi in coperte di colore più scuro, causate sia dall’emissione di gas sia dall’adesivo, che dovrebbe collegare la pelle esterna con il sandwich, ma distribuito in modo non omogeneo. O anche da una pressione insufficiente sulla superficie dell’anima, al momento in cui è stata stratificata la pelle esterna. Spesso questo fenomeno è causato da un insieme di più cause tra quelle che ho indicato.

Faccio notare che questi rigonfiamenti si verificano più facilmente sulle murate delle barche a sandwich e verniciate in colori di moda come il nero, il blu o il verde scuro, che notoriamente si scaldano di più se esposte al sole.

Dalla rubrica “Il Consulente” a Cura di Gino Ciriaci.