Anni fa, quando andavo a fare delle battute di pesca con gli amici, la navigazione a vista di tipo costiero, coadiuvata con i vari punti di riferimento a terra, rappresentava la condizione fondamentale ed essenziale per navigare e ritrovare le poste più fruttuose. In effetti era sufficiente raggiungere con una certa approssimazione il luogo di pesca, far collimare quattro punti a terra, o meglio sei, rappresentati occasionalmente da pendii, da punti cospicui della costa, da caseggiati irregolari, da tralicci, da ciminiere, per ritrovare il punto magico. Poi, nel tempo, ci venne in aiuto uno strumento prezioso, tutt’ora in auge: l’ecoscandaglio elettronico ad ultrasuoni. Un vero gioiello della tecnologia elettronica navale applicata alla pesca, che ci forniva quel tocco professionale, che in presenza di foschie o di nebbia risultava addirittura un elemento indispensabile per ritrovare quella secca o quelrelitto particolarmente pescosi. Nel frattempo le zone di pesca tradizionali costiere venivano (e vengono tutt’ora) sfruttate in modo spesso sconsiderato dai pescherecci con le reti a strascico, che causavano l’over fishing. Queste condizioni hanno generato nel tempo un’autentica migrazione dei pescatori sportivi, e dei pescatori professionisti dediti alla piccola pesca, dalla costa verso poste situate più al largo e quindi meno sfruttate. Chiaramente chi si spostava a molte miglia di distanza verso il mare aperto doveva far fronte a svariati problemi tra i quali, oltre alla sicurezza della navigazione, anche l’incognita del ritrovamento della posta ricca di pesce.

A tale proposito, ancora una volta la tecnologia elettronica navale veniva e viene tutt’ora in aiuto al pescatore: prima con l’introduzione del sistema Loran C, di pari passo con la miniaturizzazione del radar, oggi alla portata di tutti, e poi per ultimo, con il sistema GPS integrato col videoplotter. Quest’ultima soluzione, rappresenta a tutti gli effetti un autentico computer della navigazione, cioè uno strumento dotato di una straordinaria funzion rimaria come lettore di cartografia elettronica e con in aggiiunta un sensore di posizione satellitare GPS incorporato. In sostanza lo strumento evidenzia e particolareggia, all’occorrenza con “zoomate” digitando a nostra richiesta nella tastiera del proprio schermo, tutta una serie di carte nautiche rapportate ad ogni scala di quel determinato settore di mare. Le carte nautiche, numericamente circa quaranta, sono raccolte e contenute all’interno di una microcassetta o cartuccia con memoria allo stasto solido. Questa agisce in perfetta sintonia con un software applicativo modulare che ha il compito di fornire e di coordinare gli imput necessari per ricevere e trasmettere i dati di tutte le funzioni richieste ed integrate col sistema GPS. Quindi, tecnologicamente parlando, potremo disporre di rapidi tracciamenti e successivi cambi di rotta, rotte plurime, punto barca in navigazione, zone estremamente dettagliate verso cui vorremmo arrivare, waypoint in memoria: una miniera di dati, di informazioni e di calcoli precisi estremamente semplificati alla portata di tutti. Il tutto avviene e si evolve su carte nautiche intercambiate a richiesta e continuamente aggiornate sul monitor, sempre costantemente sotto i nostri occhi.

Cartografia elettronica applicata alla pesca
Naturalmente il campo d’impiego della cartografia elettronica computerizzata non si ferma solamente all’uso pratico della navigazione, ma, grazie al sistema GPS, anche nel campo della pesca. Questa convinzione è maturata allorquando l’estate scorsa, durante un’occasionale gita in barca con amici, avevo già notato e verificato la strabiliante funzionalità di questo nuovo sistema operativo, osservando e chiedendo attentamente all’operatore alcune informazioni sulla funzionalità del videoplotter GPS applicato in navigazione. Contattai allora il comandante Vittorio Iardella, uno dei responsabili della C-Map, azienda italiana leader mondiale, indiscussa produttrice, appunto, di questi sistemi operativi. Dopo quel proficuo colloquio, ero sovraccarico di nozioni, ma volevo capire fino in fondo il funzionamento di questo sistema cartografico computerizzato. In sintesi, volevo proprio metterlo in pratica con una battuta di pesca, magari alle cernie di profondità.

L’idea della battuta alle cernie non dispiaceva ad un carissimo amico di Sassari, veterano di questa pesca specifica, che prontamente si metteva a mia completa disposizione per la prova tecnica. E così, in una bella giornata autunnale, con un Pan Navigator MK II Plus, gentilmente fornitomi dalla C-Map, raggiungevo l’amico in Sardegna. I preliminari dei lavori erano solo quelli di consultare attentamente il libretto di istruzioni e di montare lo strumento a bordo, con la relativa connessione dei cavi sulle polarità e la sistemazione temporanea dell’antenna del GPS con un nastro adesivo. Avevamo a disposizione solo una mezza giornata di tempo, a causa dell’approssimarsi di una perturbazione atlantica. La barca, l’elemento coadiuvante della prova, un vecchio cruiser americano, era pronta all’ormeggio nello specchio acqueo del marina di Porto Conte (Alghero). Questa splendida zona si trova esattamente nella parte più interna e ridossata della grande insenatura di Porto Conte, tra Capo Caccia e Punta Giglio. Dunque, tutto era pronto, non restava altro che effettuare con lo strumento alcune prove di carteggio. Dopo l’inserimento delle due microcassette, o cartucce, relative al software e alla parte interessata inerente al settore Ovest della Sardegna, attivavamo lo strumento e in base alle istruzioni, muovendo la trackball (mouse), portavamo il cursore sulla rotta da seguire per pianificare il percorso con alcuni waypoint, segnati sulla carta con la semplice digitazione dei tasti Route e 1. Praticamente il waypoint finale, ossia il punto di pesca, doveva trovarsi su un fondale ricco di substrato roccioso e coralligeno a quota dai meno 120 ai meno 150 metri di profondità; raggiungibile con rotta di 270° e distante 7,2 miglia da Capo Caccia, con valori di coordinate di Lat. N 40° 32′ 50 e Long. E 07°57′ 50. Successivamente mollavamo gli ormeggi e seguivamo fedelmente la rotta, dopo aver opportunamente digitato il tasto Mode e il tasto 1, per commutare lo strumento dalla fase di carteggio a quella di navigazione. A questo punto la nostra imbarcazione, alle varie velocità, era ben rappresentata e visualizzata nella carta elettronica come una crocetta lampeggiante all’interno di un piccolo cerchio, di dimensioni leggermente inferiori a quelle del cursore.

Via via che ci spostavamo seguendo la rotta tracciata verso la posta di pesca, la funzione del Pan aggiornava automaticamente la finestra video con i dettagli di una nuova carta e il punto nave veniva costantemente aggiornato di secondo in secondo da una delle funzioni del GPS, a cui regolarmente seguivano gli altri dati richiesti: velocità stimata in funzione del tempo e della distanza residua espressa in miglia fino al punto di arrivo. Arrivati al punto di pesca quasi a velocità di dislocamento, in quanto il mare stava formandosi, calavamo le nostre lenze dei salpabolentini elettrici Kristal Fishing, e contemporaneamente tenevamo i motori accesi pronti ad innestare le leve del telecomando per poter riprendere la distanza perduta dal punto, a causa del vento e dello scarroccio. Dopo due o tre passaggi sul Mark o boa elettronica, i punto ipotetico di pesca segnato e reale sulla carta elettronica, si fletteva una canna: una cernia si era allamata. Dopo il solito rituale del tira e molla con sfrizionamenti vari, un esemplare di una decina di chilogrammi saliva a bordo senza non poche difficoltà. Intanto il mare stava ingrossandosi. Dopo altri passaggi infruttuosi decidevamo di cambiare di nuovo la rotta e di spostarci nelle immediate vicinanze, per fare almeno altre due o tre calate prima di rientrare in porto. Lo strumento era attivato e mostrava chiaramente in modo preciso il nuovo cambio di rotta con tutti i dati relativi al caso. Arrivati al nuovo Mark (X) della seconda posta di pesca, ripetevamo le varie operazioni e dopo il primo passaggio riuscivamo ad allamare una seconda cernia, risultata poi del ragguardevole peso di circa 30 chilogrammi. Sulla rotta del ritorno, tra un’ondata e l’altra, verificavamo costantemente la notevole precisione dei dati forniti dalle varie funzioni dello strumento, variazioni continue dei valori delle coordinate, tutte correlate alle varie finestre video sostituite di volta in volta dalla funzione automatica Pan. Il nostro punto nave, ossia la nostra imbarcazione, si avvicinava sempre più al marina di Porto Conte fino a quando terminava la rotta segnalandoci l’arrivo sul punto di ormeggio. Il tutto veniva ben visualizzato dalla funzione del tasto Zoom In, che commuta la scala diminuendola e quindi mette in evidenza i particolari notevolmente ingranditi. Questo computer non smetteva mai di stupirci.

Giunti all’epilogo, con l’amico commentavamo positivamente il risultato ottenuto grazie all’esperienza dei pescatori, ma più che altro grazie all’apporto della straordinaria sinergia operativa fornita dalla cartografia elettronica computerizzata e dal sistema di navigazione GPS. Possiamo onestamente asserire che questo sistema operativo facilita notevolmente l’utente, nel nostro caso specifico il pescatore, sotto vari aspetti: la possibilità di interfacciare il videoplotter GPS col pilota automatico come primo abbinamento e poi in successione, con altri apparati elettronici di bordo. Altro aspetto di primaria importanza è quello che con la cartografica elettronica computerizzata potremo deporre definitivamente nel gavone di bordo le carte nautiche coi relativi attrezzi di carteggio come il compasso, il lapis, le squadrette o parallele e il blocco notes per le varie ed eventuali annotazioni di bordo. Tutto questo comporta una fastidiosa perdita di tempo e spesso i calcoli riportati in valori di gradi sessagesimali presentano degli errori. Insomma con questo innovativo computer concepito per la navigazione e “trasportato” nella pesca è nata una nuova era per il mare, quella degli anni 2000.