• Da Montecarlo a Venezia in 29h 45’ 39”: nuovo record per scafi fino a 30’ di lunghezza.
  • Protagonisti due DF200AP, motore dalle spiccate doti sportive

Battere un record, sfidare il tempo per porvi un nuovo limite. Ciascuno di noi in cuor suo vorrebbe farlo ma sono poi in pochi quelli che riescono. Di solito battere un record di velocità è roba da piloti professionisti che generalmente utilizzano tecnologie ad hoc. Quella portata a termine a inizio agosto in 29 ore 45 minuti e 39 secondi, che ha significato la conquista del nuovo record di velocità per barche lunghe meno di 30 piedi, sulla lunga rotta di 1.161 miglia nautiche che separano Montecarlo da Venezia, è invece un’impresa fatta da “very normal people” che si sono affidati a una tecnologia “consumer” ovvero assolutamente di serie e quindi realmente disponibile a tutti.

Ed è proprio questo uno degli aspetti che vogliamo sottolineare, emblema delle tante altre sfide che Suzuki ha accettato e vinto in passato contribuendo con i propri fuoribordo di serie in ogni loro componente, come i raid organizzati con il Club il Gommone di Milano, (“A Gibilterra in Gommone” e il “Giro d’Italia in Gommone”, dove il protagonista è stato il DF40A, un fuoribordo di soli 40HP, lo stesso per entrambe le spedizioni) o le imprese del comandante Sergio Davì, su tutte quella dove grazie sempre a una coppia di Suzuki DF200AP ha coperto con successo la rotta oceanica che da Palermo lo ha portato a Recife in Brasile. Avventure che attribuiscono il giusto tributo a uomini e mezzi assolutamente eccezionali pur nella loro normalità.

Torniamo al record; tre i gentlemen driver componenti l’equipaggio: Gianluca Chiari, Franco Chiari e Alberto Bonin; un Tuono Type 9 è il RIB (Rigid Inflatable Boat cioè un battello pneumatico con carena rigida), lungo m 8,85 per 2,84 di larghezza prodotto dal cantiere Avila di Lomagna, utilizzato per intraprendere la loro impresa; due i motori fuoribordo 4-tempi Suzuki DF200AP, per complessivi 400HP, che hanno spinto lo scafo lungo il periplo d’Italia, da Ovest a Est, giorno e notte alla media “monstre” di 39,02 nodi, pari a 72,26 km/h.

Per capire meglio le dimensioni del nuovo limite, va innanzi tutto ricordato il vecchio, che sulla Montecarlo-Venezia era di 32h 46’ 15” – 3 ore e 36 secondi in più – con la media di 35,62 nodi. Ma va anche ricordato che l’imbarcazione detentrice, una FB 32 Riverine disegnata dal Fabio Buzzi, il mago degli scafi offshore, aveva a disposizione ben 300HP di potenza in più.

Testa, cuore, tenuta fisica e mentale vanno sicuramente riconosciuti ai tre componenti del team che giorno e notte hanno saputo condurre il loro battello al traguardo, nonostante le condizioni meteomarine non sempre favorevoli.

Robustezza e linee d’acqua da grande offshore, nonostante le sue dimensioni contenute, sono state le carte vincenti messe in mostra dal Tuono Type 9 di Avila, mai in difficoltà anche quando il mare, con le sue onde hanno cercato di rallentarlo.

Una menzione particolare va però ai due Suzuki DF200AP che hanno contribuito in maniera determinante nel demolire il precedente record, per altro non nuovi a imprese fuori dall’ordinario. Si tratta dei fuoribordo 4-tempi con il miglior rapporto peso/potenza oggi disponibili sul mercato, in virtù della loro architettura a quattro cilindri in linea e delle dimensioni compatte, nonostante dotate di un’unità termica dalla cilindrata generosa, 2.867 cc. Motori “Big Block” con rapporto di compressione elevato, 10,2:1, per garantire accelerazioni fulminee grazie a valori di coppia elevati disponibili sin dai bassi regimi. Caratteristiche che, sommate all’elevato rapporto di riduzione, 2,50:1, consentono l’installazione di eliche di grande diametro che sono state capaci di garantire una spinta sempre efficiente sin dal via, quando il Tuono Type 9 del cantiere Avila si è trovato in una situazione di carico fuori dalla norma per via della grande quantità di benzina imbarcata.

Sicuramente da sottolineare è la performance dei due Suzuki DF200AP sotto il profilo del consumo: 3.306 litri per percorrere 1.161 miglia, che corrispondono a 2,85 litri/miglio. Tenendo conto dell’enorme peso imbarcato a bordo, delle condizioni meteo a volte avverse incontrate durante la navigazione, del fatto che i fuoribordo hanno lavorato quasi sempre ai massimi regimi e della scelta strategica di non ottimizzare le eliche in funzione delle variazioni di carico, man mano che la benzina imbarcata nei serbatoi diminuiva, quello dei consumi è un dato da considerarsi anch’esso da record. Una prestazione agevolata dalla tecnologia Lean Burn di cui sono dotati i DF200AP ovvero il sistema di combustione magra Suzuki che adegua in modo costante il rapporto aria-benzina (rapporto stechiometrico), per rendere il funzionamento dell’unità termica più efficiente, economico e attento alle emissioni nocive.

Fra le altre caratteristiche tecniche che rendono i Suzuki DF200AP un riferimento nella loro categoria, ricordiamo:

– presa d’aria diretta, di nuova concezione, e fasatura variabile VVT per una maggior efficienza termica e prestazioni elevate;

– Sensori O2, di battito e di rilevazione dell’acqua nel carburante per il monitoraggio di tutte le funzioni e il controllo interno dei parametri operativi in tempo reale per garantire la massima affidabilità;

– Suzuki Selective Rotation, la soluzione d’avanguardia in termini progettuali e di utilizzo, che consente allo stesso propulsore di operare con rotazione destrorsa o sinistrorsa, senza dover intervenire sulla meccanica;

– Suzuki Precision Control, sistema che integra il controllo elettronico dell’acceleratore e del cambio marcia, grazie al Drive By Wire (DBW), per una guida sempre più confortevole e precisa.

– Il rapporto di compressione elevato, che unitamente al sistema di valvole col doppio albero a camme in testa e alla citata fasatura variabile, ha permesso di accrescere la potenza in uscita di questo quattro cilindri.

– Nuovo sensore di controllo della combustione che fornisce dati continui alla centralina elettronica, che è a 32 bit, per la gestione precisa delle fasi di funzionamento del motore.

– Il sensore di monitoraggio dell’ossigeno in entrata fornisce invece informazioni che permettono di gestire il rapporto aria/benzina, mantenendolo sempre ottimale per la massima efficienza e prestazioni.

– Il sensore per il rilevamento di umidità nel sistema di alimentazione, che permette di prevenire i comuni problemi derivati dall’eventuale impiego di carburanti a base di etanolo o comunque contaminati dalla presenza di acqua.