La ricciola presenta diversi parametri comportamentali a seconda dell’età e della taglia. Troviamo nelle piccole limoncelle un’aggressività smodata come la loro insaziabile fame unita a una totale assenza di sospettosità. Crescendo inizia a manifestarsi il suo carattere curioso ma sempre dominato da una sensibile sospettosità. Fino ad arrivare allo stato adulto, quando la sua aggressività e la sua curiosità sono regolate da un sesto senso che le mette in allarme alla minima anomalia del momento. C’è poi da differenziare il comportamento delle ricciole che conducono vita gregaria, da quelle solitarie. Le prime sono assoggettate a un comportamento sociale che le spinge a dominare l’aggressività e la curiosità grazie allo spirito di gruppo, che però non riesce a gestire i momenti di frenesia alimentare, le seconde sono predatori puri: sempre in movimento e sempre alla ricerca di cibo e pronte all’aggressione, ma forgiate dalla solitudine e quindi avvezze a evitare qualsiasi tipo di pericolo. Queste ultime sono poi geneticamente forti e presentano uno spirito di sopravvivenza molto spiccato. La ricciola è comunque un pesce tra i più difficili da catturare per la sua sospettosità e lunaticità.

Il modo migliore per affrontare un confronto con una ricciola di taglia comincia ancor prima di andare in mare. È una combinazione di tecnica e preparazione preventiva dell’attrezzatura, condita da una sapiente conduzione della barca. A priori vanno realizzati i nodi con la massima cura, non lasciando niente al caso e cambiando il terminale se lo si ritiene usurato o di diametro poco idoneo. In genere si pesca con terminale da 0,60-0,70 anche se con diametri più bassi si sono registrati un maggior numero di strike. La frizione del mulinello va regolata in base alla potenza del multifibre in bobina e di quella della canna. In relazione a questi due parametri è bene ricordare che se si imbobina un multifibre molto potente e si chiude la frizione troppo, si deve sperare si rompa il terminale, altrimenti si rompe la canna. Anche il nodo sul jig va eseguito con la massima attenzione, considerando che se si esegue un nodo scorsoio o una gassa fisse su un solid ring, va necessariamente usato il tubicino proteggi loop, altrimenti la sezione rettangolare del solid rompe la lenza.

La ricciola abitualmente vive tra la mezz’acqua e il fondo, anche se non di rado si porta in superficie per cacciare. La fascia d’acqua in cui è più probabile incontrarla è compresa tra i 25 e gli 80 metri. Le situazioni in cui si possono verificare gli attacchi di questo pesce sulle esche da vertical sono diverse, ma le più probabili sono due: a mezz’acqua e sul fondo. L’attacco a mezz’acqua avviene quando il pesce segue l’esca dal fondo durante la sua risalita o la vede da lontano mentre viene recuperata. In questo caso l’attacco è violentissimo e, nella maggior parte dei casi, la canna si flette violentemente e la frizione parte. L’attacco sul fondo è completamente diverso. La ricciola vede il jig scendere e come lo vede ripartire l’attacca. La ferrata avviene al primo o secondo strattone e la canna si appesantisce animandosi. In molti casi la ricciola non capisce subito cosa gli sta accadendo, nonostante gli sia penetrato in bocca un amo, addirittura si lascia sollevare di qualche metro dal fondo opponendo soltanto il suo peso, ma appena si sente trascinata, reagisce come da sua abitudine: con una fuga violentissima e potente verso il fondo.

Al momento della ferrata ci si deve rendere conto immediatamente di che avversario ci si prepara a contrastare. Si deve cercare di recuperare subito qualche metro di lenza, per poi agevolare la prima fuga. Essendo in perpendicolare sotto la barca, la prima fuga è probabile la effettui parallelamente al fondo, a volte senza cercare le rocce, ma puntando verso il largo. In questo caso la ricciola ci offre un vantaggio incredibile, in quanto se riusciamo a tenerci con la barca sulla sua verticale anche dopo la prima fuga, ci sono buone probabilità che il combattimento avvenga a mezz’acqua senza che il pesce rompa il terminale sulle rocce. Questa è l’eccezione, la norma è che la ricciola sempre e comunque cerca di liberarsi del filo che la trattiene girando intorno alle rocce o camminando a zig zag tra i massi. Il recupero va fatto senza dare tregua al pesce, recuperando e pompando energicamente quando si lascia trascinare e agevolando le fughe con la frizione ben tarata in base al carico di rottura del multifibre. In genere, come anche nella traina, la ricciola si arrende quando ha dato fondo a tutte le sue energie, a questo punto la si può portare sotto bordo e decidere del suo destino.