La pasturazione, generalmente, viene eseguita mediante sardine intere e a pezzi, si usano anche sacchi di pastura, che rilasciano lentamente e costantemente una scia sapida composta da pezzi di sarda, squame e derivati di pesce.La scia di pastura si deve stendere lungo la corrente e può essere anticipata da una pasturazione veloce effettuata con il motore in marcia detta “strisciata”.La strisciata si effettua con il motore acceso e la barca in movimento, gettando sardine intere e a pezzi e trascinando uno o due sacchi di pastura. Tale operazione viene spesso scambiata dai grandi pelagici come un peschereccio che, pulendo le reti, getta in mare i detriti e la parte di pescato inutile. Non di rado i tonni seguono le barche professionali durante questa operazione, e non di rado seguono la barca mentre esegue la strisciata.

La strisciata deve prevenire la pasturazione vera e propria che si effettua in pesca, di conseguenza deve avere il senso opposto rispetto a quello che avrà la barca in deriva, in modo da anticipare la scia.

Se la battuta di pesca si imposta con la barca all’ancora, si deve calcolare a occhio la risultante tra vento e corrente, ovvero la direzione che la poppa assumerebbe con la barca all’ancora, e risalirla. Ovvero se la barca all’ancora assume una poppa a 175°, vuol dire che quella è la direzione della risultante tra vento e corrente. La strisciata va quindi eseguita contro corrente per 175°, e la barca va ancorata alla fine dell’operazione di pastura. In questo modo si avrà la striscia di pastura più profonda nel punto d’inizio e più vicina alla barca nel punto d’arrivo.Se si pesca in deriva, invece, si effettua la strisciata in direzione della risultante tra vento e corrente, ovvero nella direzione che la barca prenderà quando sarà lasciata derivare.

La lunghezza della strisciata può misurare da 0,5 a 1 miglio, a seconda delle acque in cui si pesca. In Adriatico, dove si pesca in mare aperto e gli spostamenti della barca in deriva sono consistenti, si usa fare strisciate lunghe. Mentre pescando ancorati sul ciglio di una secca, come avviene in Tirreno, non è necessario fare strisciate più lunghe di mezzo miglio.

L’importante, nel fare la strisciata, è gettare una quantità di pasturazione omogenea, che crei una scia compatta e continua. In genere la strisciata si effettua con sarde a pezzi, alternate a intere, lasciate cadere in acqua con la barca a zig zag secondo la rotta prestabilita. Risultano attiranti anche i sacchi di pastura trascinati unitamente ad avanzi di pesce azzurro tritato e mescolato con sabbia.Se si dispone di un’imbarcazione con motorizzazione entrobordo diesel (che simula il rumore dei pescherecci), è consigliabile dare dei colpi di gas improvvisi, che creano turbolenza sulla superficie dell’acqua e trasmettono sul fondo un rumore noto ai grandi pelagici.Una volta terminata la strisciata inizia la pesca vera e propria con la pasturazione che ci accompagnerà per tutto l’arco della giornata. Si deve continuare a gettare sardine in modo da non interrompere mai la scia della pastura, per evitare che se un tonno entra in scia e improvvisamente non trova più alimento se ne vada.

Le tecniche di pasturazione si dividono in due grandi scuole, dettate prevalentemente dalla grandezza dei tonni. La maggior parte dei pescatori dell’Adriatico preferisce pasturare con sarde intere e tagliate in due pezzi. Questo perché si è notato che i tonni giganti preferiscono mangiare sarde intere e ne possono mangiare una grande quantità prima di sentirsi sazi.

In Tirreno invece la tendenza è quella di pasturare con sarde in più pezzi alternate a sarde intere. In genere la proporzione è di tre o quattro sarde tagliate a pezzetti e una intera. In queste acque, infatti, i tonni sono sensibilmente più piccoli e se trovassero una scia di sarde intere, si riempirebbero la pancia, evitando di arrivare in prossimità delle esche.

Il fattore determinante nella pasturazione è la continuità della scia. Come regola empirica si può considerare, come cadenza di rilascio delle sarde, la sparizione di quella precedente. Ovvero quando non è più visibile dalla superficie una sarda, se ne getta un’altra.