Il solo fatto di aver preso la decisione di avvicinarsi alla nautica da diporto con l’acquisto di un’imbarcazione, comporta alcune conseguenze che prima o poi bisogna affrontare. La prima in assoluto è quella di imparare a navigare e a conoscere il mare; condizione senza la quale sarà difficile godersi la barca. La seconda è cominciare a pescare. Una tecnica che si può effettuare con relativa facilità stando in relax totale, è il bolentino. Si tratta della classica pesca a fondo praticata con la barca all’ancora o in deriva ed è il sistema più rapido per avvicinarsi al mondo della pesca in maniera intelligente e facile. Questa tecnica si basa sulla ricerca di piccoli e grandi pesci presenti in prossimità del fondo, prevalentemente in aree rocciose o miste posidonia e roccia. L’impostazione della pesca va effettuata ricercando i punti in cui presumibilmente ci possono essere pesci e su questo si basano le prime nozioni relative all’avvicinamento al bolentino.

SABBIA E FANGO
Le coste sabbiose sono un ricettacolo di piccoli pesci grufolatori, tra cui mormore, saraghi, ombrine, orate e predatori come le spigole. La vita sommersa sui fondali sabbiosi non è però facilmente monitorabile a causa della vastità e omogeneità del territorio. Questo porta a concentrare l’azione di pesca nei luoghi dove è presumibile trovare una florida attività sommersa. Stiamo parlando di scogliere artificiali e foci d’acqua dolce o salmastra. In queste aree si concentrano i piccoli pesci in cerca di cibo.

LE SCOGLIERE SOMMERSE
Un’altra tipologia di fondo comune nei nostri mari è la scogliera sommersa. Si tratta di aree composte da roccia o da formazioni di materiale friabile, in genere alternate a aree di sabbia. In genere queste formazioni si possono trovare isolate su fondali sabbiosi, non molto lontano dalla costa. Saraghetti, boghe, sugherelli e salpe, trovano in questo fondale l’habitat ideale.

PRATERIE DI POSIDONIA
Uno dei fondali più classici del Mediterraneo è la posidonia. Quest’alga rappresenta il rifugio e la nursery per moltissime specie. La posidonia è l’ambiente ideale per piccoli pesci come boghe, menole, occhiate, perchie e castagnole, oltre che per le varie specie di saraghi.

LE SECCHE
La secca propriamente detta, nel gergo dei pescatori è un’area rocciosa inserita in un piano di sabbia, fango e/o alghe. Tale particolare fondale può avere dei bordi, denominati cigli o cigliate, che si staccano di diversi metri dal piano creando dei dislivelli di fondale più o meno ripidi. La secca rappresenta l’habitat ideale per gran parte dei pesci di fondo e di tana, che trovano tra le rocce i micro organismi, base della loro alimentazione. La popolazione stanziale è composta da saraghi, tanute, scorfani, labbridi, perchie, murene, corvine e cernie. Ma intorno alla secca succede qualcosa di molto più interessante. Immaginandoci il mare non come una massa inerte, ma come un gigantesco fiume in continuo movimento a causa delle correnti, non è difficile pensare a cosa può accadere ad una tale massa d’acqua quando incontra un dislivello, anche se minimo. Le correnti che normalmente si muovono per effetto delle maree, incontrando un ostacolo, come una secca, lo aggirano e lo sovrastano aumentando la velocità, in quanto la massa in movimento rimane invariata riducendosi lo spazio. Nei punti d’impatto della corrente con il dislivello si crea la massima accelerazione, generando dei vortici invisibili che trattengono micro organismi come uova pelagiche, piccoli gamberetti e plancton. In questi vortici trovano nutrimento altri abitanti delle secche, si tratta di pagelli, occhiate, boghe, menole ecc. Questi piccoli pesci trovano sulle cigliate il nutrimento necessario per la loro sopravvivenza, e di conseguenza ne fanno il proprio habitat ideale.