Data la provenienza oceanica, ci siamo affidati prevalentemente all’esperienza di chi da anni traina in altura, miscelando le nozioni provenienti dagli Stati Uniti, dal Sud Africa e dal Sud America con quelle accumulate nei nostri mari dai pionieri di questa tecnica, che per primi hanno saputo affrontare l’incognita di una tecnica poco conosciuta e poco praticata. Le scuole di pensiero sono prevalentemente due: la prima usa minnow a una velocità di circa 5 nodi; la seconda sfrutta scie di vario tipo per proporre esche di superficie ad una velocità che varia dai 7 ai 10 nodi.

La traina prettamente di superficie mirata ai tunnidi si basa prevalentemente all’attrazione che la scia prodotta dai motori e dai teaser produce dietro la barca. Questa è la prima cognizione che si deve avere. Partendo da questo sarà necessario calare in acqua dei teaser che lavorino a circa 10-15 metri da poppa, ovvero dietro la prima onda prodotta dai motori, e una prima batteria di esche immediatamente dietro la scia dei teaser. A scalare le esche più esterne si allontanano gradatamente dai teaser, creando una sorta di cono con vertice a poppa. Disponendo di outrigger, le esche più esterne dovranno essere allontanate di circa 70-80 metri per pescare fuori scia, in modo da insidiare anche i pesci che non vengono attratti dalla scia.

La traina con i minnow è invece più tranquilla e pulita. La batteria di canne si posiziona sempre a V con vertice a poppa, ma non è necessario l’ausilio di teaser. Utilizzando i minnow bisogna sempre calarne uno o due in mezzo alla schiuma dei motori, in modo che peschino a non più di dieci metri da poppa. Sulla velocità di traina c’è da considerare che i minnow, se ci troviamo in presenza di onda formata, tendono a uscire dall’acqua oltre una certa velocità. Di conseguenza, in tale situazione, sarà necessario piombare con 200-300 grammi per ovviare all’inconveniente. Nel calare le esche è sempre importante considerare che nelle curve strette le esche interne dovranno passare sotto le lenze di quelle più esterne, quindi bisognerà ottimizzare le distanze tra le esche e l’altezza delle canne.

Negli ultimi tempi, soprattutto insidiando tonni di branco, si sono rivelate molti catturanti le esche trainate a brevissima distanza da poppa. Nonostante sembri un paradosso, i tonni arrivano ad attaccare le esche trainate nella turbolenza delle eliche. In considerazione di questo è sempre preferibile avere una o due esche che lavorino a non più di 10 metri dalla poppa. Se si verificano catture a tale distanza, è preferibile avvicinare alla poppa tutte le esche.

Nella traina alle alalunghe il discorso cambia radicalmente. L’esperienza ha dimostrato che danno i migliori risultati le esche lontane dalla poppa, quindi averne un paio a 70-80 metri di distanza è sempre preferibile.

C’è da considerare poi che alcune esche lavorano bene anche nella turbolenza, mentre altre non reggono la velocità di traina nella schiuma. Questo è un altro parametro su cui basarsi nella distanza da dare alle esche in pesca.

Le esche che hanno dato i migliori risultati, in particolar modo nella scia della barca, sono stati i kona, con testa metallica o plastica, che presentano dei fori passanti sulla parte anteriore, denominate jet. Tali esche lasciano una scia di bollicine dietro di sé che, probabilmente, ha un potere molto attirante per i tonni. I kona vanno montati con terminali di diametro non inferiore allo 0,70 e con ami dritti da tonno. La lunghezza del terminale è di circa due metri con canne di lunghezza tradizionale e di un metro e mezzo con canne corte.

Oltre ai jet, hanno dato ottimi risultati anche kona con testa piatta inclinata, con testa concava, a ogiva pesante e ovviamente i minnow.