Nella pesca del tonno a drifting, tecnica relativamente minimalista, la cura del terminale e la scelta dell’amo ricoprono un ruolo fondamentale per la buona riuscita della battuta di pesca.Per terminale s’intende la parte seguente alla girella che è anche la parte che dovrà sopportare abrasione e trazione da parte del pesce, in particolar modo quando è sotto bordo. La sua lunghezza, in genere, si regola pari alla distanza tra l’acqua e il vettino della canna, in modo che quando la girella arriva all’apicale, il tonno sia in superficie e quindi a portata di raffio.Il nylon, in linea di massima, è il terminale che garantisce il maggior numero di ferrate, grazie alla sua bassa rifrazione nell’acqua. La colorazione e il diametro vanno rapportati al colore, alla trasparenza dell’acqua e alla taglia dei pesci che si dovranno affrontare. Generalmente in Tirreno si utilizzano terminali che vanno dal 0,90 al 1,30 millimetri, mentre in Adriatico la situazione è radicalmente diversa. Per i giganti si è costretti a usare nylon non inferiori al 130 di diametro, con una tenuta di almeno 250 libbre. Le colorazioni sono standard e vengono dettate dalla profondità d’azione dell’esca e dal colore dell’acqua. Le più usate sono il verde acquamarina, il neutro dicroico, il rosa e il nero, che presenta una bassa rifrazione ad alte profondità.

Ultimamente, con l’avvento del carbonfluor, i terminali di nylon hanno avuto un’incredibile impennata. Questo nylon, pur essendo di diametro leggermente maggiore dei dicroici tradizionali, risulta molto meno visibile, con i relativi vantaggi sul numero di ferrate. Il carbonfluor presenta una maggior rigidità dei nylon tradizionali e quindi preferisce l’impiombatura con manicotti, rispetto al nodo.Il monocavo in acciaio o leader wire, è stato il materiale dominante per la confezione di terminali per anni, anche se oggi è stato un pò messo in disparte. Il suo carico di rottura rispetto al diametro è molto superiore al nylon, è praticamente indistruttibile mediante abrasione, è facilmente collegabile all’amo e poco visibile in acqua. Manca però totalmente di elasticità e di morbidezza in acqua, presenta quindi l’esca, in modo molto statico e rigido.

Per collegare il terminale alla lenza, si usa in genere una girella con o senza moschettone, da legare al raddoppio che viene effettuato per una lunghezza di 9 metri nelle lenze pari o superiori a 30 libbre, di 4 metri nelle classi inferiori.

Nel drifting al tonno gigante, l’amo rappresenta uno dei punti critici. Il tonno mangia l’esca e continua la sua marcia, fino a che la lenza non si mette in trazione, a questo punto il pesce, sentendosi trattenuto, fugge velocemente, allamandosi, praticamente, da solo. In questa prima fase, l’amo ha il compito di penetrare e di assicurarsi nelle mascelle o nel palato del pesce. Dopo questa prima fase critica nella quale l’amo può non penetrare tenacemente, inizia il combattimento, che può protrarsi anche per più ore. Durante tutto questo tempo l’amo è l’unico punto di contatto tra la lenza e il pesce e, oltre a dover sopportare la trazione, viene sollecitato trasversalmente compiendo rotazioni intorno al foro nella mascella. In parole povere l’amo oltre che a fuoriuscire dal foro, potrebbe rompersi. Tutto deve essere sotto il segno dell’equilibrata robustezza della sezione e dell’efficacia di penetrazione della punta.

Vi sono ami espressamente studiati per tecniche di pesca in movimento e altri realizzati per tecniche di pesca statiche. Gli ami più utilizzati per il drifting sono di tre tipi principali. Il Marinex classico, dritto a gambo lungo, con sezione grande e rotonda. È un amo resistente e pesante, realizzato interamente in acciaio temperato. Ideale per tonni molto grandi e per essere utilizzato con attrezzature da 80 e 130 libbre, in quanto necessita di una forte trazione per penetrare.

Il Sea Mate, che può essere sia in acciaio che in lega leggera, ha il gambo leggermente più corto rispetto al Marinex e la punta rientrante verso il gambo. È molto penetrante e risulta valido sia con tonni giganti che intermedi.

Il terzo amo è comparso sulla scena da pochi anni ed è stato creato per avere una presa sicura, dopo la penetrazione. Si tratta dell’amo a punta molto rientrante di derivazione professionista denominato “Circle Hook”. È un amo in acciaio forgiato a gambo corto, con la punta rientrante utilizzato dai pescatori professionisti per la pesca del tonno e del pescespada con i parangali d’altura. Gli ami da drifting possono essere color metallo, bruniti o neri antiriflesso.