La pesca al tonno gigante con la pasturazione e le lenze in deriva, al contrario di quanto si crede, nasce con la barca ancorata. Tale tecnica è infatti stata importata dalle coste francesi, dove viene tutt’oggi praticata con la barca all’ancora appunto.Nelle nostre acque, in alcune situazioni, viene preferita tale tecnica, sia per mantenersi su batimetriche ben precise, per ovviare ai continui cambiamenti di corrente tipici di alcune aree di mare, che non permettono una corretta pesca con la barca in deriva, portando il più delle volte, la pastura distante dalle esche. La pesca ancorati viene praticata prevalentemente nelle zone in cui la mangianza del pesce azzurro è concentrata su batimetriche ben precise.

Al largo del delta del Po la pesca si effettua a profondità non superiori ai 30 metri e le forti correnti consentono alla pastura di percorrere una discreta quantità di strada prima di poggiarsi sul fondo, anche se la barca è ancorata.

Generalmente, nel Tirreno si pesca su fondali che variano dai 70 ai 140 metri, stazionando permanentemente sulla zona stabilita, con la pastura che si allontana dalla barca con la corrente. A differenza della deriva nella quale è la barca ad allontanarsi dalla scia di pastura, quando si è ancorati è la pastura ad allontanarsi dalla barca. La pesca viene preceduta da una pasturazione con la barca in movimento molto lunga, in senso contrario alla corrente. Non di rado i tonni mangiano sul fondo, raccogliendo le sarde depositate intorno alla barca. La scelta della zona di pesca viene effettuata prevalentemente sui tagli di corrente, individuabili in superficie, oppure sull’ecoscandaglio se si dispone di uno strumento in grado di segnalarli.

Anche sulle cadute rocciose di secche in mezzo al mare, con presenza di mangianza, tale tecnica è da preferire a quella in deriva. La pesca ancorati è praticabile con corrente parallela al vento e con corrente angolata rispetto al vento fino a 90°, con corrente e vento contrari tra loro è impossibile ancorarsi, in quanto le lenze tendono ad andare verso la cima dell’ancora. La pesca ancorati è molto proficua in situazioni di corrente forte costante, se la pastura scende verso il fondo, è preferibile la deriva, in modo che la scia copra un tratto di mare maggiore.

Uno dei vantaggi, pescando con la barca all’ancora, è che la pastura segue la corrente, in tutte le sue direzioni, e non è la barca a essere trasportata. Pur essendoci variazioni di direzione della corrente, la scia porterà sempre l’eventuale tonno alla fonte, cioè alla barca.

Per risolvere i problemi di ancoraggio è necessario organizzarsi con una quantità di cima almeno doppia rispetto alla profondità di ancoraggio e con una misura di catena pari alla lunghezza della barca. È preferibile utilizzare una cima di diametro ridotto (5-8 millimetri) che oppone meno resistenza alla corrente. La scelta dell’ancora è condizionata al tipo di fondale: a rampino se si tratta di fondale roccioso, Danforth o Hall su fango e sabbia.

Per salpare una tale quantità di cima e l’ancora è indispensabile disporre di un grande anello e di un parabordo a palla. Inserendo l’anello collegato con il parabordo nella cima, e avanzando con la barca, l’attrito del parabordo salperà l’ancora in verticale.