Traina a vela

C’è una nuova utenza della pesca ricreativa: quella dei velisti, o meglio di chi affronta a vela i trasferimenti delle vacanze. Corte o lunghe che siano le loro rotte, non c’è oggi barca a vela che dopo aver puntato la prua verso il largo non monti a riva un paio di canne da traina armate con un artificiale.

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Spesso e volentieri le barche a vela hanno spazi risicati, tra decine di cime e scotte pronte a farci inciampare e che ci impediscono spostamenti rapidi (specie con un pesce in canna) da una murata all’altra; poi c’è la possibilità di fissare un numero minimo di portacanna e soprattutto una scarsa manovrabilità. Aggiungiamoci anche che spesso si parte in comitiva e non è “educato” riempire gli spazi comuni con tanta attrezzatura pesante e voluminosa, così che magari qualche lamentela della compagna finisce che rinunciamo definitivamente. Ma immaginate, se si ha un minimo di passione, l’inutilità e la rabbia di navigare forzatamente per ore e ore a velocità ideali per la traina, senza avere neanche una canna in pesca: un vero spreco di possibilità e di emozioni. Eppure basterebbe un primo strike per accendere l’interesse di chi sta in barca, che oltre all’emozione di quella canna piegata magari vede già anche un gradito rinforzo alla cambusa di bordo.

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Prepariamo la barca…

Poiché parliamo di una barca che poco ha a che fare con la pesca, cominciamo con il capire che spazi ci offre il pozzetto di una vela per fissare i portacanna (che dovranno essere necessariamente da battagliola) e prevedere eventualmente di installarne minimo 2, uno a destra e uno a sinistra, meglio se con la possibilità di orientarli esternamente in modo da guadagnare qualche metro in più di larghezza ed eventualmente far lavorare le esche fuori scia. Se la barca ha pochi ostacoli sulla poppa (passerella, motori ausiliari del tender, tender al traino, tendalino, ecc.) potremo eventualmente pensare di installare qualche altro portacanna anche centrale così da raggiungere le 4 canne in pesca che a mio avviso è la quantità ideale. Anche se di sicuro su una barca a vela non mancheranno, non dimenticate di portare qualche cimetta con moschettoncino per assicurare le canne in pesca.

…e la nostra attrezzatura!

Parlando invece di cosa può servirci, considerando di pescare con 4 canne, il mio consiglio e di preferire combo canne e mulinelli da 30 lb, da altura. Non scenderei sotto le 30 lb per via della capienza del mulinello, perché potrebbe capitarci di dover gestire la fuga di un pesce di notevoli dimensioni e non poter essere rapidi a manovrare la barca per accorciare le distanze, specie se stiamo navigando a vela. Quindi qualche centinaio di metri in più potrebbe farci comodo. Resterei sulle carrucolate e sul nylon in bobina perché stiamo parlando pur sempre di altura, che con il trecciato non va molto d’accordo.

In cassetta invece metteremo diversi kona e diversi minnow, per essere in grado di filare l’esca più adatta alla velocità che il vento e la barca ci impongono, oltre che alle condizioni meteo; qualche pinza di sgancio o elastici che più avanti vi spiegherò a cosa serviranno; qualche piombo a sgancio rapido da 500 o anche da 1000gr. per i minnow; birds e squids vari che utilizzeremo anche in stile “daisy chain” per smuovere un po’ l’acqua durante le silenziose navigazioni a vela. Ovviamente saranno necessari tutti gli accessori standard quali ami di scorta, rig vari, nylon, moschettoni, pinze e tutta la minuteria utile per ogni evenienza. Per il raffio, scegliete di portarne con voi uno molto lungo (le murate delle barche a vela sono piuttosto alte) e robusto, quindi preferibilmente non telescopico, e non dimenticate una buona cintura da combattimento.

Sulla rotta dei pelagici

Ovviamente trovandoci in mare aperto, le nostre prede saranno i classici pelagici dell’altura. Sulle batimetriche più basse avremo infatti buone chance di catturare aguglie imperiali, lampughe e tunnidi, quali alletterati, alalunghe e tonni rossi, mentre nei tratti di blu profondo oltre ad alalunghe e tonni rossi, potremo avere la fortuna ( ma ne servirà tanta) di incontrare qualche bell’esemplare di spada. Dovendo raggiungere una destinazione ben precisa , quindi navigando necessariamente in linea retta, di sicuro non avremo troppe possibilità di concentrarci e insistere su determinate batimetriche, ma se dovessimo notare qualche relitto galleggiante alla deriva, vale certamente la pena di fare una piccola deviazione per passarci vicino.

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Scegliamo l’assetto giusto

Siamo finalmente usciti dal porto. Se il vento dovesse essere giusto, avremo anche aperto le vele, altrimenti ci staremo accontentando di una navigazione con il “potente” motore. In entrambi i casi la velocità sarà sicuramente nel range giusto, e poiché ci aspettano diverse ore di navigazione…è il momento di filare le nostre canne. Per scegliere esche ed assetto, il fattore più importante da controllare è proprio la velocità: se dovesse essere compresa tra i 5 e i 6,5/7 nodi la scelta ricadrà preferibilmente sui minnow o al limite un assetto misto minnow/kona, mentre se la velocità dovesse superare i 7 nodi fino ad 8/9 nodi, prestazioni riservate a barche di grandi dimensioni, consiglio di scartare completamente i minnow e scegliere assetti di solo kona.

Solo minnow:la murata alta della barca non ci aiuterà a far lavorare bene i minnow, ma con qualche accorgimento possiamo ridurre i vari disturbi. Fileremo le due canne laterali, orientate verso l’esterno, a 60 mt. Delle due canne centrali ne fileremo una a 40 mt con un piombo a sgancio rapido da 500gr. e un’altra a 20 mt con un piombo da 1000gr. Per far lavorare meglio le due centrali, potremmo tenerle basse agganciando il nylon tramite gli elastici o le pinze di sgancio che abbiamo messo in cassetta, nella parte più bassa possibile dello specchio di poppa.

Misto minnow/kona:non è un assetto che amo perché preferisco di solito usare o solo kona o solo minnow, ma se proprio avete l’imbarazzo della scelta vi consiglio di filare le due esterne una a 70 mt con kona e una a 60 con minnow. Centralmente, una a 100 mt con kona e una a 30 mt con minnow e piombo da 500/1000gr. Anche in questo caso per le centrali userei gli elastici/pinze per aiutare le esche a lavorare meglio: il minnow sempre basso sullo specchio di poppa mentre per il kona (una piccola chicca) potrete alzare il nylon di qualche metro lungo la scotta della randa così da tenerlo più alto possibile (a simulare una sorta di shotgun). Per quanto riguarda la scelta dei kona, dal momento che stiamo parlando di una velocità non superiore ai 6,5/7 nodi, scarterei esche con la testa molto grande che necessitano di maggiore velocità per lavorare meglio, preferendo teste jet o bullet.

Solo kona:è l’assetto che preferisco. A questo punto la velocità sarà certamente superiore ai 7 nodi, magari anche 8, e quindi potremo sfoggiare kona con teste di dimensioni importanti. Posizioneremo le due esterne a 70 mt, una solo con kona, l’altra con kona + bird singolo o daisy chain. Una centrale a 100/120 mt, sempre con il sistema alto sulla randa, e un’altra a 40 mt. Anche qui vi do dei piccoli consigli che potrebbero evitarvi qualche problema: navigando a motore o con poco vento quest’assetto resta valido, ma in alcune condizioni di navigazione a vela, magari con vento forte laterale, avere lenze a 100 mt così come a 70 potrebbe risultare problematico per via del filo che crea una grossa pancia tanto da spostare addirittura le esche con il rischio di farle accavallare. A questo punto le soluzioni possono essere due: usare esche che fanno una grossa resistenza in acqua (più resistenza fa l’esca, più il filo resta teso), oppure accorciare tutte le lenze e filare la più lunga centrale a 70 mt, le due laterali a 40/50 e un’ultima centrale a 20 mt. In caso di vento veramente forte, potrebbe essere necessario adottare entrambe le soluzioni.

Una volta filate tutte le canne, non ci resta che rilassarci godendoci il magnifico paesaggio del mare aperto, che potrebbe regalarci la vista di giocosi delfini che ci accompagneranno per un poco, nuotando e saltando di fianco alla prua… nell’attesa che il silenzio della navigazione a vela venga interrotto dal suono di uno strike.