La ricciola allo stato giovanile, dai 200 grammi ai 2 chili di peso, vive e caccia nell’immediato sottocosta, sia per la ricchezza di piccoli pesci, sia per trovare riparo dai predatori più grandi. In questa fase di età ha un comportamento molto aggressivo, caccia in fitti banchi e aggredisce qualunque cosa in movimento. Prevalentemente si sposta a mezz’acqua e caccia in superficie, diventando spesso facile preda di pescatori con pochi scrupoli.

Crescendo raggiunge la seconda fase d’età ed è questa che esamineremo in questo contesto. Dai 2 ai 7-8 chili, abbandona l’immediato sottocosta, per portarsi su secche e cigliate più tranquille. Non ha ancora raggiunto l’età della riproduzione e quindi non effettua spostamenti considerevoli limitandosi a raggiungere fasce di mare più profonde per trovare temperature costanti. In questa fase la ricciola continua ad avere un atteggiamento gregario durante la caccia, ma la sua sospettosità aumenta considerevolmente, portandola a selezionare le prede. Durante la sua fase intermedia caccia prevalentemente a mezz’acqua o in superficie, ma sempre in aree dove, all’occasione, può trovare un riparo. Le ricciole di branco cacciano con una tecnica molto singolare; individuato il branco di piccoli pesci, lo circuiscono in superficie o addosso alle rocce (a galla o sul fondo) effettuando giri concentrici, fino a non lasciargli nessuna via di fuga. Durante la caccia si muovono a mezz’acqua, cercando di spingere le prede a galla ed in questa fase sono molto veloci e nervose, ma terminato l’attacco si portano sul fondo e si mettono in corrente, in attesa. Le ricciole di branco accostano sulle secche in primavera, per rimanervi fino alle soglie dell’inverno e, in alcuni casi, anche in inverno inoltrato. La ricciola, anche in età giovanile, si cattura quasi esclusivamente con l’esca viva. Quelle che preferisce sono le aguglie, le occhiate, i cefali e i calamari.

La traina alle ricciole di branco si effettua affondando le esche e cercando di portarle quanto più vicino possibile alle cigliate delle secche o alle scarpate con forti dislivelli, dove presumibilmente si possono incontrare questi pesci in caccia o in fase di riposo. Per affondare le esche i sistemi più usati sono tre: il piombo guardiano, il downrigger e il monel.

Come regole generali si preferisce usare il guardiano nei casi in cui si cercano i pesci su fondali molto articolati e su secche non molto grandi. In questo modo, nonostante la bassa velocità, è possibile effettuare una pesca di ricerca avendo sempre l’esca alla profondità desiderata. Il monel e il downrigger sono da preferire invece su cigliate con profondità costante, dove è più proficuo far percorrere più strada alle esche.

La traina alla ricciola richiede tecnica, conoscenza dei fondali e delle abitudini dei pesci.

Le secche molto lontane dalla costa, quindi tranquille, sono le aree dove le ricciole compiono le proprie scorribande di caccia, ma possono diventare anche la loro dimora essendo oasi di riserva di cibo. Pescando in queste aree bisogna considerare che un branco di ricciole quando si dedica alla caccia investe un’area considerevole, seminando il panico tra i piccoli pesci. Finita la caccia il branco si tranquillizza e tende a stazionare in punti tranquilli della secca, o addirittura sul fango al di fuori delle formazioni rocciose. L’abilità di un buon trainista a questo punto è quella di riuscire a portare le esche vive quanto più vicino possibile alle cigliate esterne della secca, facendo dei passaggi radenti alle rocce, in modo da stimolare eventuali ricciole in fase di stasi. Trainando invece in aree meno tranquille, dove incrociano imbarcazioni da diporto, o pescando intorno a scogli affioranti, la situazione cambia radicalmente. In tali zone le ricciole non stazionano, ma vi si portano esclusivamente per l’attività di caccia. Le ore migliori per le ricciole di taglia sono quelle centrali, in genere dalle 11.30 alle 14.00, mentre quelle che sembrano essere meno proficue sono le prime ore del mattino. Chiaramente stiamo dando dei dati puramente indicativi e che non vogliono assolutamente essere condizionanti.