Didattica Sicurezza: “normativa e dotazioni da rivedere”. La tecnologia corre e le abitudini dei diportisti cambiano, ma le norme, le procedure e le attrezzature restano indietro. Perplessità sulle omologazioni e sui controlli. Ne parliamo con l’autore di “Mai più Mayday” e “La zattera di salvataggio”. L'articolo intitolato “Sopravvivenza: 30 ore in una zattera”, firmato dal nostro Nico Caponetto e pubblicato sul numero di gennaio di Nautica, ha – come sospettavamo e, francamente, speravamo – fatto parecchio rumore, tanto tra gli operatori del settore quanto tra i diportisti. In sostanza, il fatto che il mezzo da noi utilizzato per questo impegnativo long-test sia risultato non all’altezza della situazione, obbligandoci a interrompere la prova allo scadere delle 30 ore, invece delle 48 previste, ha in qualche modo fatto passare in secondo piano l’esperienza umana vissuta dai tre naufraghi volontari e posto in evidenza una serie di problemi che, invece, francamente, non ci aspettavamo. [caption id="attachment_121913" align="aligncenter" width="600"] Il lancio della zattera dal Columbia 50 ‘Knuddel’, lo sloop che Grillo utilizza per il charter.[/caption] Li riproponiamo sinteticamente, in ordine di apparizione: subito dopo il lancio, la mancata apertura della zattera nonostante i ripetuti “strappi” al cavo di collegamento (cosa poi risolta, ma mediante un intervento esterno); dopo l’imbarco dei tre tester, l’allagamento per infiltrazione di acqua di mare attraverso una scollatura tra fondo e tubolare inferiore; l’acqua della dotazione di sopravvivenza decisamente sgradevole (pur essendo risultata potabile ai successivi esami di laboratorio); le tute termiche inutilizzabili a causa dell’auto-agglomerazione del materiale con il quale sono state confezionate; soprattutto, il copioso ingresso di acqua piovana attraverso il tessuto del tendalino durante il forte temporale della seconda notte. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=121908" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Corradino Corbò il 31 Gen 2022 Continua a leggere
Accessori e strumenti di navigazione Mase Generators: generatori a bordo Torna al sommario Le barche ipertecnologiche di oggi hanno sempre più bisogno di energia elettrica per funzionare. Per questo i generatori di energia elettrica sono un elemento che non può mancare a bordo di un’imbarcazione. Ne parliamo con il presidente di Mase Generators. La propulsione elettrica nelle sue varie forme… di Andrea Mancini il 31 Gen 2022 Continua a leggere
Didattica La controplancia sui piccoli cabinati: fly sì o fly no? Esiste una fascia dimensionale che pone al futuro armatore, in cerca della sua barca ideale, l’alternativa tra una barca con fly o senza fly... di Lamberto Ballerini il 31 Gen 2022 Continua a leggere
Didattica Tecnica in barca a vela: il fiocco? Lo regolo col barber Derivata dal mondo delle regate, la regolazione 3D della vela di prua sta prendendo piede sempre di più anche sulle barche da crociera. Ecco in cosa consiste e come funziona... di Nico Caponetto il 31 Gen 2022 Continua a leggere
Cultura Nautica Il Mediterraneo, un mare di gozzi Per la loro varietà e diffusione su gran parte dei litorali e dei porti del Mare Nostrum, i gozzi occupano un’importante posizione nella nostra cultura marinara. Presenti in tante tipologie e varietà locali, prendono nomi diversi: bussi, gussu, vuzzu, gajeta, mourre de pouar, guz, dahjsa, pointus, lodsu, barquette... Che il Mediterraneo sia un “mare di gozzi” è un fatto che salta subito all’occhio dei marinai stranieri. Anche l’inglese Warington Smyth, in un testo novecentesco che elenca le barche dell’Asia e dell’Europa, appena passato lo stretto di Gibilterra fu colpito dalla diffusione della “ubiquitous barquette” che egli incontrò dalle coste tirreniche a quelle della Tunisia, dall’Adriatico all’Egeo. [caption id="attachment_122142" align="aligncenter" width="600"] “Dopo la pesca” di A. Varni, ritrae una gondua.[/caption] Ma cos’è un gozzo? Il “Vocabolario delle parlate liguri” lo definisce: “una barca non pontata, ma dotata di palchetti a prua e a poppa, piuttosto alta di bordo, con notevole cavallino, ruote di prua e di poppa molto arrotondate, poppa a punta”. Le ragioni della poppa a punta sono dovute al fatto che si tratta di un’imbarcazione che, quando è adibita alla pesca, può manovrare in ambedue le direzioni. Si può aggiungere che, quasi sempre, il dritto di prua si prolunga verso l’alto con una pernaccia, un elemento che ha soprattutto un valore decorativo e identitario. Per quanto riguarda la propulsione, il gozzo può esser definito come “una barca a remi che può esser mossa anche da una vela”. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=122129" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Giovanni Panella il 28 Gen 2022 Continua a leggere
Cultura Nautica Storie di mare: Pirati dei Caraibi Libri, film, serial televisivi e persino fumetti hanno disegnato un’immagine dei pirati sicuramente affascinante ma lontana dalla realtà. Soprattutto se si parla della cosiddetta età d’oro della pirateria, il cui palcoscenico, fra il XVI e XVII secolo, furono le isole dei Caraibi. Qual è il primo e più antico mestiere del mondo? Risposta facile, banale, scontata, un po’ retorica e maschilista forse, e un po’ troppo di maniera anche se il primo riferimento sulla prostituzione appare già nel codice di Hammurabi (XVIII sec. A.C.). Qual è stato il secondo? Intuibile e forse solo una forma un po’ più concreta del primo, nel senso che il commercio fin dal tempo del baratto (tu dare a me, io dare a te pelle di orso), che al tempo poteva essere indifferentemente di merci o di uomini, ovvero prostituzione ma anche schiavi, è stato comunque - strano a dirsi - strumento di unione, comunicazione e, inevitabilmente, progresso. [caption id="attachment_122111" align="aligncenter" width="600"] L’epopea della pirateria caribica ha generato molta letteratura, facendo nascere miti che non hanno riscontro nella realtà, come quello delle fantomatiche mappe del tesoro.[/caption] Ma se volessimo indagare più a fondo scopriremmo che anche il terzo più antico mestiere del mondo è strettamente legato ai primi due, perché forse non saremo ben documentati su cosa accadeva al tempo delle prime canoe, ma sappiamo per certo che la pirateria era già in grande spolvero al tempo delle più antiche civiltà mediterranee. E i pirati furono una seria spina nel fianco anche per l’Antica Roma, che alla fine, per liberarsi di questa piaga, nel 67 a.C. incaricò il suo più valente generale, Pompeo, dandogli potere dittatoriale e mettendogli a disposizione risorse straordinarie. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=122101" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Stefano Navarrini il 28 Gen 2022 Continua a leggere
Viaggi Oceania, Polinesia Francese, Isole Cook, Nuova Caledonia; Isole del Pacifico Migliaia di isole meravigliose punteggiano il più vasto degli oceani. La maggior parte sono solo puntini sparsi su una tavolozza blu che, “raccolti” in arcipelaghi da sogno hanno alimentato il mito dei Mari del Sud. Come la Polinesia Francese, le Isole Cook e la Nuova Caledonia: tre destinazioni da cui non si vorrebbe più ripartire. [caption id="attachment_122165" align="aligncenter" width="600"] L’abbagliante laguna turchese di Taha’a (Foto di Gregoire Le Bacon/Tahiti Tourisme)[/caption] Nel Sud Pacifico, tra l’Equatore e il Tropico del Capricorno, sono situate tre magnifiche destinazioni vacanziere: la Polinesia Francese, le Isole Cook e la Nuova Caledonia. Sono lontane, anzi lontanissime, trovandosi più o meno dall’altra parte del pianeta rispetto all’Italia, ma il vero problema non sarà certo raggiungerle, quanto lasciarle. Polinesia francese Composta da 118 isole disseminate in quattro milioni di chilometri quadrati di oceano e raccolte in cinque arcipelaghi – della Società, Tuamotu, Marchesi, Gamblier e Australi –, la Polinesia Francese rappresenta da sempre nell’immaginario collettivo l’archetipo del paradiso tropicale per le sue spiagge di candida sabbia ombreggiate da palme fruscianti, le splendide lagune turchesi e i grandiosi paesaggi che spaziano dagli atolli corallini alle vette vulcaniche. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=122153" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Patrizia Magi il 28 Gen 2022 Continua a leggere