Fissiamo a un substrato uno dei Celenterati già visti e diamo loro una cavità a simmetria raggiata: ecco le Attinie e comprendiamo il loro nome che deriva da “atkis”, “atkinos”, raggio. Per comprendere poi il soprannome di “anemoni” non resta che ammirare il loro aspetto di fiore. Eccoci in un dominio che ciascuno può esplorare: sulle pietre, tra le rocce, se ne trova qualche specie, nella zona ove l’onda fluisce e rifluisce. Sul loro piede carnoso le Attinie possono spostarsi, ma assai più lentamente delle lumache. Alcune non trovando nella sabbia una base cui aderire, vi affondano il loro piede. I tentacoli flessibili, spesso squisitamente colorati, sono animati da movimenti leggeri, secondo la minima corrente. Al ritiro dell’onda, i petali viventi si richiudono. In alcuni generi i tentacoli coronano la “colonna” e lasciano vedere l’orifizio posto al centro del “disco”; in altri, sembrano espandersi come un cesto di fiori che cela la bocca nel loro cespuglio; nei Cerianti, propri dei fondi sabbiosi, i tentacoli imitano il fogliame di una palma; negli Actinolobi sono piumosi, cosicché l’animale sembra un garofano rosa. Ma, sempre, quando una preda giunge alla loro portata, l’afferrano, la portano alla bocca che si apre e l’ingoiano. E’ a un vero “pasto di belve” quello a cui si può assistere in un acquario: questi fiori di carne abbracciano, stringono, invischiano gamberetti o pesci che, troppo grossi, fuoriescono in parte dalla bocca. Dopo qualche ora, l’orifizio cambierà funzione, espellendo i resti del festino. Per quanto questa inversione delle funzioni di un organo sia sorprendente, lo è meno dell’inversione di organi per una funzione, messa in evidenza da questo esperimento: se si rivolta l’Anemone come un guanto, esso digerisce lo stesso, la sua pelle divenendo lo stomaco. Ciò dimostra la non-differenziazione dei tessuti. L’animale non ha “organi”; e i suoi tessuti assumono tutte le funzioni: sia secernere del veleno, sia assimilare gli alimenti. E anche formare le uova, che si sviluppano nel sacco, mentre invece la bocca, assumendo una nuova funzione, emetterà dei piccoli Anemoni. Ma è d’altronde possibile sia una riproduzione per divisione verticale o orizzontale sia per gemmazione. Certe specie danno nuovi individui persino da pezzi tagliati; il che dimostra ancora una volta la polivalenza dei tessuti. Il veleno che paralizza le prede, ma che ha per l’uomo un semplice effetto urticante, ha svolto un ruolo importante nella storia della fisiologia. Nel 1901, durante una famosa spedizione oceanografica del principe di Monaco, Charles Richet e Paul Portier studiarono il veleno ipnotizzante delle Fisalie; ma per la mancanza di animali da laboratorio non poterono condurre a bordo esperimenti sull’acquisizione di un’eventuale immunità contro questo veleno. Al ritorno ripresero questo studio, ma se avevano cani e gatti non avevano più Fisalie, rare sulle nostre coste. Ripiegarono su un veleno d’Anemone, del medesimo tipo ma più debole. Strano! non poterono ottenere la minima immunità. I cani che avevano ricevuto una prima dose sembravano anzi diventare più sensibili. Ma ecco che il cane Nettuno, dopo 2 iniezioni che non ebbero una reazione notevole, dopo 24 giorni è folgorato da una dose simile. Viene così scoperto il fenomeno inverso della “filassi”, cioè dell’immunità: il fenomeno della sensibilizzazione, cioè dell’ “anafilassi”, il cui ruolo nella medicina moderna è così essenziale. Per restare nel campo del mare, si spiega in tal modo il pericolo – troppo poco conosciuto – d’essere punti due volte da Meduse o da altri animali velenosi; è famoso il caso dei soldati che nel 1914, al tempo delle battaglie dell’Yser, bagnandosi nel mare, morirono per essere stati punti due volte da qualche Medusa.