Tutto ciò che sottraiamo alla natura si offusca, si immiserisce. Pensate ad un colibrì impagliato o alle farfalle che nella loro scatola finiscono per andare in polvere. Le conchiglie al contrario diventano più belle una volta scomparso l’animale che le ha secrete. Mentre la mia mano le accarezza si rivela la loro levigatezza interna ed il loro esterno si libera dalle incrostazioni.
In essi si uniscono la durezza del cristallo e la delicatezza dei fiori; esse pongono alla nostra intelligenza una serie di “perché?” e di “come?”. Conoscendo perfettamente il meccanismo delle iridescenze della madreperla dovute a giochi della luce che passa per due strati cristallini differentemente orientati, è possibile comprendere il processo attraverso cui viene elaborata la calcite della conchiglia ma non si può spiegare il miracolo delle forme e dei colori.
Osservando un “Conus gloria maris” delle Filippine, che è ad un tempo la più bella e la più rara delle conchiglie (non se ne conosce che una dozzina al mondo), come si può spiegare l’armonia degli eleganti disegni di un vivo giallo cromo o di un caldo marrone su un fondo avorio puro? Qual è il meccanismo che dispone questo disegno? E’ facile chiamare in causa cambiamenti stagionali nel processo di secrezione.
Ma questa spiegazione che potrebbe giustificare certe zone alternate, non vale per i mari caldi che non hanno stagioni ben differenziate. E vedere nelle costolature, nei rilievi, nelle spine una protezione contro i nemici vorrebbe dire ignorare che le “radule” di certi Molluschi bucano le conchiglie più robuste e che i denti delle orate o delle razze spezzano anche le meglio protette.I fossili più antichi non hanno mai conchiglia: i mari primitivi non contenevano sale a sufficienza per offrire a un organismo materiali sufficienti a costruirla. Il carbonato di calcio che servì a costruire le prime fu probabilmente l’escremento di un animale che si sbarazzava di sostanze minerali inassimilabili. Quello che è certo è che i nostri attuali Molluschi non assimilano, come invece altri organismi, il carbonato di calcio che anzi espellono attraverso il loro “mantello”, funzionante da rene.

Molto semplice è la divisione del gruppo di Univalvi e Bivalvi, cioè dalla conchiglia semplice o doppia. Ma i termini esatti sono Gasteropodi e Lamellibranchi. Quando i Gasteropodi hanno la conchiglia, questa è semplice, mentre i Lamellibranchi hanno sempre la conchiglia, e sempre doppia. I Gasteropodi, come dice il nome stesso, camminano sul ventre: tipo classico è la chiocciola; e anche in mare sono presenti “conchigliati” di questo modello. I Lamellibranchi hanno, come dice il nome, branchie a lamelle; esempio tipico è l’Ostrica le cui frange brachiali si notano appena si aprono le valvole. Il mollusco Univalve è libero: la sua casa l’ha sul dorso. Salvo poche eccezioni, il Bivalve è fissato, ciò che porta fatalmente alla degenerazione di certi organi.

Il tema geometrico della spirale è generale nelle conchiglie. Man mano che s’accresce, l’animale abbandona la prima spira dell’elica divenuta troppo piccola e si porta verso l’apertura, ove il guscio si accresce ai bordi. Attorno a questa norma vi è un’infinità di variazioni. La spirale può svilupparsi in un piano unico o in due piani, il che impone all’animale una torsione laterale. Il “passo” dell’avvolgimento può avere valori diversi: se è molto accentuato la torsione imposta è minore; ma si tratta allora di una casa lunga e scomoda che l’animale trascina a fatica. Alcuni generi se la adattano, come le Teredini, vere trivelle come dice l’etimologia latina; altri eliminano l’estremità della conchiglia; altri si dedicano periodicamente a una nuova divisione della casa mediante setti. Del tutto eccezionale è il caso di un Univalve dalla conchiglia piramidale che comincia ad avvolgere la sua elica prima a sinistra, poi a destra.