In confronto a tutti gli animali sinora considerati i Pesci sono evidentemente animali superiori. Ma che cosa intendiamo veramente per “superiori”? Gli esseri non sono forse tutti perfetti quando svolgono pienamente le loro funzioni nell’ambiente in cui vivono?… Secondo il nostro modo di vedere la superiorità si basa sulla complessità, dunque sul grado d’evoluzione; orbene il Pesce è più evoluto di molte altre classi zoologiche, è quindi assai più complesso. Ma il vero criterio della “superiorità” è l’organizzazione “contro il rischio” posseduta da un organismo, la possibilità di sopravvivere alle aggressioni che lo avrebbero ucciso se esso non avesse avuto la facoltà di prevenirle, di sottrarvisi, di lottare. Quando i Protozoi fluttuavano in balia delle onde, non sopravvivevano ai minimi cambiamenti dell’ambiente esterno, l’acqua del mare. Quando degli organismi si sono fissati, ha avuto inizio il processo “anti rischio” poiché essi non vivono più in un posto qualsiasi, ma solo là dove le condizioni sono loro favorevoli, non rischiando più, per esempio, di essere gettati sulla costa. L’acquisizione della mobilità volontaria rappresenta un ulteriore passo verso la sicurezza: l’animale ricerca ormai le condizioni ottimali salendo verso la superficie o scendendo sui fondali, soprattutto secondo le ore del giorno.Ma qual è la facoltà di spostamento di una Medusa dalla campana pulsante o d’un Crostaceo dalle zampe articolate, o di un mollusco dal piede strascicante, in confronto a quella di un Pesce quale un Tonno o anche solo una Sardina? Il pesce può cambiare habitat secondo le stagioni, può seguire i mutamenti periodici delle acque. E più di ogni altro può fuggire il pericolo. Gli altri animali erano adattati soltanto a precise condizioni della vita marina. Sballottati dalle onde morivano se non trovavano più il loro ambiente vitale; se erano fissati a un substrato, potevano vivere solo là ove il mare portava loro il cibo; capaci solo di piccolo spostamenti, erano prigionieri di quelle determinate condizioni locali che ne avevano permesso la nascita. Come Pesce, l’animale marino può prendere ora possesso del mare, non ne è più il suo trastullo. Va dove vuole, scende sul fondo o sale in superficie, penetra nelle cavità delle rocce o percorre le piatte zone sabbiose, s’aggira nella giungla delle zone costiere, risale gli estuari, si spinge attraverso gli oceani. Trova ovunque degli esseri specificatamente adattati a un certo particolare ambiente. Li divora a suo piacere. Non è adattato a nessun particolare ambiente marino, ma a tutto l’intero mare; realizza compiutamente la vita marina. (Certamente vedremo pesci adattati a un certo ambiente – per esempio, le sogliole e altri pesci piatti ai fondi sabbiosi – ma si tratterà di evoluzioni secondarie accompagnate da regressioni).

Se ora consideriamo l’alimentazione, comprendiamo che l’evoluzione agisce nello stesso senso accrescendo l’indipendenza. Gli esseri erranti non possono aspettarsi il cibo che dalla probabilità di incontrarne; lo stesso accade per quelli fissati alla roccia, che però sono avvantaggiati, almeno in una certa misura, dall’avere scelto una zona favorevole – per esempio, il Balano che abbisogna di molto ossigeno si fissa sulle rocce battute dalle onde. Al contrario, gli esseri mobili partono alla caccia; e, ad eccezione dei Cefalopodi, quali esseri marini sono così mobili quanto i Pesci? Parallelamente, quella particolare nutrizione che è la respirazione ha continuato a perfezionarsi, man mano che l’organismo evolveva verso la complessità. Un Protozoo può ricevere ossigeno semplicemente per osmosi, attraverso la membrana della cellula. Una Spugna crea delle correnti che bagnano ogni parte del suo corpo. I Celenterati perfezionano l’organizzazione di queste correnti, specializzano le cellule, sviluppano dei tentacoli che hanno anche la funzione di aumentare la superficie degli scambi. A partire dai Vermi, le cellule specializzate nella funzione dell’ossigenazione si raggruppano a formare branchie.

Ma allora è necessario che l’ossigeno venga trasportato agli altri tessuti del corpo. Da ciò proviene la meravigliosa soluzione del sangue, che già s’abbozza negli Echinodermi con una filtrazione dell’acqua marina; da ciò la necessità di un sistema circolatorio, di un cuore. Sistemi che si sviluppano appunto nei Pesci. L’animale cioè è bagnato da un ambiente interno che lo controlla e che gli è più favorevole dell’ambiente esterno che non dipende da lui. Anche i sensi hanno una funzione eminente nell’organizzazione “anti-rischio”; se l’organismo è avvertito del pericolo, potrà tentare di proteggersi o di fuggirlo. E pensiamo non sia necessario far notare come i sensi abbiano continuato a svilupparsi dai Protozoi ai Pesci. Le facoltà psichiche procedono nel medesimo senso: l’intelligenza è la previsione di ciò che sta per accadere. Lo sviluppo del sistema nervoso centrale favorisce dunque la lotta per la vita. Il controllo della stabilità dell’ambiente interno, l’affinamento dei sensi per scoprire le modificazioni dell’ambiente esterno, lo sviluppo dello psichismo per interpretarlo, tutto ciò si svilupperà maggiormente nella vita terrestre; ma dalle prime tappe dell’evoluzione, cioè dal mare, già si vedono delinearsi i gradi della gerarchia animale. E’ perciò giusto dire che un Tonno che percorre migliaia e migliaia di chilometri, imponendosi alle correnti e alle sue prede, è “superiore” a un coccolitoforide. Il grande fisiologo Claude Bernard ha scritto questa frase capitale: “La stabilità dell’ambiente interno è condizione essenziale per la vita libera”. L’ambiente interno, chiuso e vivente, del Pesce, con la sua stabilità gli assicura una grande libertà e gli permette di non dipendere dal caso, dal rischio. E in questo risiede la “superiorità”. Tuttavia i Pesci non hanno acquisito la completa indipendenza propria degli animali più evoluti; come pure nel caso degli Anfibi e dei Rettili la cui temperatura interna non è costante ma dipende ancora da quella dell’ambiente esterno. Al massimo gli organismi più grossi si trovano da 3 a 5 decimi di grado sotto la temperatura ambientale; fanno eccezione i Tonni con 5 o 10 gradi in meno. I Pesci restano dunque schiavi della temperatura e si comprende allora perché alcuni sono obbligati a migrare secondo le stagioni. Ma quest’obbligo è meno pesante per gli esseri marini che per quelli terrestri – non parliamo di quelli aerei – poiché l’oceano non presenta ostacoli, nemmeno su lunghi spostamenti.