L’organizzazione generale dei Pesci ha una complessità diversa da quella degli altri animali marini. Principio basilare è l’indipendenza delle vie respiratorie da quelle alimentari. Una corrente d’acqua che porta l’ossigeno disciolto entra attraverso la bocca che si apre e si chiude, e ne esce più all’indietro attraverso le branchie che si aprono col medesimo ritmo. (Negli Squali e nelle Razze l’acqua entra da uno “sfiatatoio” ed esce dalle “fessure branchiali”). Pur iniziando in bocca, il circuito alimentare è indipendente.

E’ questa la soluzione che si affermerà sulla terra – salvo rimpiazzare lo scorrimento del fluido respiratorio mediante una corrente di andata e di ritorno attraverso gli organi di entrata che diventano anche organi di uscita. A noi sembra “normale” perché è la nostra, ma non è che una delle possibili soluzioni.La più importante conquista dei Pesci è tuttavia un’altra: la formula dello scheletro, che renderà i Vertebrati i padroni della creazione. Qui si può realmente parlare di “superiorità” di una formula. Un organismo molle può essere trasportato dall’acqua ma non potrà mai vivere in un altro ambiente; soprattutto non ha alcuna difesa di fronte ai predatori.

Un organismo che si chiude in un carapace deve cambiarlo periodicamente per svilupparsi, ciò che richiede un grande dispendio d’energia biochimica e che lo lascia senza difesa durante le mute. Una conchiglia che ingrandisce con l’animale lo appesantisce enormemente. Ma la conchiglia interna (è stato detto che il Vertebrato è un animale che ha inghiottito la sua conchiglia) sostiene gli organi e si sviluppa con l’insieme del corpo; una soluzione perfetta! Su questa solida struttura possono innestarsi efficienti organi di difesa e d’offesa, articolarsi quegli organi di locomozione che conferiscono potenza e velocità. E quando lo scheletro interno comporta anche una colonna vertebrale che mitiga la rigidità con una certa flessibilità, quando chiude e protegge gli organi più preziosi come il cervello e il midollo in una vera armatura, allora c’è veramente da stupirsi per la genialità della soluzione. Una soluzione che i Pesci per primi hanno dato alla vita.

La conquista dello scheletro non è avvenuta bruscamente. Ancor oggi è possibile osservare dei gradi intermedi nella durezza dell’ossatura: alcuni Pesci come gli Squali e le Razze l’hanno cartilaginea, e tra questi Selaci, negli inferiori, le cartilagini sono talvolta ancora membranose; i pesci “ossei” o Teleostei sono apparsi più tardi nella storia del mondo e possiedono vere ossa. I Pesci trasmettono a tutti i Vertebrati un’alta conquista: mentre tutti gli essere sin qui considerati avevano un’epidermide semplice, formata da un unico strato di cellule, appare con essi un’epidermide a più strati, di cui il più profondo prolifera rinnovando così le cellule in superficie; e questa soluzione porta alle squame, porterà poi ai peli e alle piume.

Anche nel campo della riproduzione i progressi sono sensazionali -soprattutto se si considerano dal punto di vista “anti-rischio”. Fino a questo punto la regola era di abbandonare nell’acqua le uova o gli embrioni, esposti a tutti i pericoli. Solo alcuni Molluschi, agglomerando insieme le uova e fissandole in luoghi opportuni, davano la prova di una certa cura per la prole. Ora, coi Pesci, appaiono parecchie soluzioni che tendono ad assicurare la protezione dei nascituri. Alcuni Squali e alcune Razze inaugurano l’uovo voluminoso, ove l’embrione trova un ambiente chiuso che lo nutre sottraendolo ai pericoli del mare.

Le uova degli Squali sono capsule semitrasparenti, simili a cuscinetti con lunghi filamenti agli angoli. La femmina le depone sulle colonie di Coralli, sui rami dei quali s’agganciano i filamenti, come frutti sugli alberi. Negli acquari è possibile vedere i battiti del cuore degli embrioni.

Ed ecco che in altre specie di Squali, di Razze e di Torpedini, tutti pesci cartilaginei, sopravviene un progresso essenziale: la femmina non depone le uova all’esterno ma in una tasca che ha sul ventre. Ed è là, nel corpo materno, che i piccoli sgusciano e iniziano lo sviluppo; ne saranno espulsi solo quando saranno del tutto formati. Questo caso è intermedio tra l’oviparità della gran parte degli animali e la viviparità dei Mammiferi: è detta perciò ovoviviparità. Anche alcuni Pesci ossei sono ovovivipari: due anche nei mari europei, l’Eglefino in Norvegia e il Blennio nella Manica. Tra gli Ippocampi è il maschio, non la femmina, ad avere la tasca ventrale; la femmina vi depone le uova e in breve il maschio “partorisce” piccoli Ippocampi.

Esistono anche casi di nidificazioni volontarie. Il più noto è quello dello spinarello marino. Il maschio intesse tra le alghe un nido fatto di un muco speciale, secreto dai reni. Lo tesse usando il suo corpo allungato come una spola; ed è ancora il maschio che sta a guardia delle uova deposte nel nido. Ma a prescindere da questo caso estremo esistono altri tipi di nidificazioni poco noti. Così i Ghiozzi e i Blennidi (pesci che arrivano sino alle pozze d’acqua e sono perciò noti anche ai bambini) hanno la tendenza a preparare dei nidi e persino, almeno per quanto riguarda un certo Ghiozzo, una vera casa sotto una conchiglia. Tra i Labridi si costruiscono nidi simili a quelli degli Uccelli.