Niente sembra essere più puro della limpida acqua di un mare azzurro. Invece, se ne osserviamo una goccia al microscopio o anche solo con una lente d’ingrandimento sotto luce adatta, vi vedremo apparire un pullulare di animali dalle stranissime forme. Bagnandoci nel mare ci ripugnerà allora aprire la bocca sapendo che la faremo divenire una caverna abitata da un brulichio di mostri, o meglio da un brulichio di plancton. La parola “plancton” da “plagtos”, si trova già in Omero, col significato generale di tutto ciò che è libero nel mare. Ed è lo stesso significato che gli diede un secolo fa il tedesco Hensen. In senso stretto comprenderebbe i pesci e perfino le balene. Tuttavia nessun oceanografo vi assegnerebbe le sardine! Il termine è oggi più preciso, completato com’è da quello di “necton” (da “nectos”, che nuota) indicante tutti gli esseri dotati di movimenti attivi e “bentos” o dall’aggettivo “bentico” da “benthos”, fondo) per indicare gli esseri fissati sul fondo o che vi si posano frequentemente.Il plancton, da questo punto di vista, è “pelagico” (da “pelagos”, mare), poiché fa parte della massa delle acque. Vi si trovano vegetali, animali ed esseri che, come i batteri e i flagellati, stanno ai confini dei due regni. Vi sono erbivori e carnivori, vi sono larve e adulti, vi sono prede e predatori. Vi è tutto un universo. Meglio: vi è quasi tutto l’universo vivente, costituendo gli altri esseri – quelli che l’onda non porta né nutre – delle eccezioni, anzi delle anomalie.

La legge sembra essere generale: più gli organismi sono semplici, più grande è la massa totale delle loro popolazioni. Ne è una prova il fatto che gli esseri la cui “biomassa” è la più imponente nel mare, sono i Coccolitoforidi, organismi che i comuni mortali ignorano, che i trattati di storia naturale “liquidano” in poche righe e che per molto tempo sono persino sfuggiti all’osservazione: sono così piccoli (da 5 a 10 millesimi di millimetro) che passano attraverso la stoffa dei più sottili retini da plancton.

I geologi avevano osservato in certi calcari, soprattutto nelle crete, dei piccoli granuli a forma di dischi, di corone, di secchielli o di panieri senza fondo non più lunghi di un micron, che chiamarono “coccoliti”. Ma non sapevano di quali organismi quelle particelle fossero i gusci. Quando scoprirono quegli organismi li chiamarono porta-coccoliti: Coccolitofori. Si capì che erano i più abbondanti tra gli animali. Quale ne sarà stato il pullulante numero nel Secondario, quando costruirono, per esempio, le scogliere a falesia della Manica e i branchi entro cui è stato aperto il famoso tunnel?