Nell’ordine delle biomasse seguono le Diatomee che, come il plancton , possiedono oltre la verde clorofilla anche dei pigmenti gialli o bruni. Il loro nome significa tagliate in due. Perché? Perché la loro cellula è racchiusa in gusci a forma di dischi, d’ellissi, di rettangoli, di bastoncini, di losanghe, di triangoli, che si dividono in due metà, nel senso dello spessore, incastrandosi come il corpo e il coperchio di una scatola. Quando l’organismo unicellulare si divide in due cellule-figlie, l’una delle cellule porta via la metà della scatola, utilizzandola come coperchio e ricostruendo un corpo. In queste condizioni la grandezza della maggior parte delle cellule dovrebbe progressivamente diminuire attraverso le generazioni. Ma, di tempo in tempo, si effettua un processo sessuale: le due valve della scatola si allontanano e, tra due individui diversi, avvengono scambi di materiale paragonabili a una vera copulazione.I meccanismi sono vari e complessi ma portano sempre alla formazione di un nuovo individuo munito di una nuova “scatola” completa e di taglia normale. Invece di secernere calcare come i Coccolitoforidi, le Diatomee secernono silice che forma incrostazioni scure nell’involucro trasparente, incrostazioni così minute che le Diatomee servono come standard per graduare i microscopi. E spesso proprio tramite loro avviene l’iniziazione alle meraviglie dell’inframondo.

Le minute incisioni che ornano i gusci in disposizione simmetrica o raggiata ricordano i gioielli; e questa somiglianza si accentua quando le Diatomee si presentano in catene. Anche queste alghe hanno costruito attraverso i tempi immensi depositi, ai quali le sottilissime particelle silicee – che formano la decorazione dei gioielli viventi – conferiscono un grande potere abrasivo. Le polveri per pulire e levigare, come il “Tripoli” e il “Kieselguhr” hanno proprio questa origine.