L’atomo della vita. Tutto il mare vive. Le sue acque sono talvolta occupate da una vera e propria “gelatina” di vita. Banchi di meduse, di pesci, di esseri unicellulari possono stendersi per decine di chilometri quadrati. Intere isole sono costruite con le secrezioni di miliardi e miliardi di animali. Ogni goccia delle onde pullula di invisibili popolazioni. I fanghi profondi sono fatti di innumerevoli cadaveri che, nel corso delle ere geologiche, hanno formato rocce; così ogni metro cubo della pietra con cui è costruita Parigi è costituito da una ventina di miliardi di Protisti. Protistos, superlativo di “primo”.Ecco perché gli esseri più elementari, sia vegetali che animali, fatti di una sola cellula sono oggi chiamati Protisti, i “primi” viventi. Poiché l’atomo, secondo l’etimologia greca, è la divisione al di là della quale non si può tagliare la materia fisica se si vuole che resti materia, così la cellula può essere definita come l’atomo della vita: è impossibile dividere ancor più la materia organica se si vuole che resti organizzata, vivente.

La cellula è la più elementare unità d’organizzazione. Tutti i tessuti viventi sono mosaici di cellule perché tutti gli animali sono Metazoi, cioè degli aggregati di cellule. Il nostro corpo deve essere visto come una “colonia” di cellule specializzate in lavori diversi. Bisognerebbe conoscere a fondo questi atomi della vita, mentre la scienza li conosce appena. Quando, solo ieri, il microscopio elettronico rivelò la complessità della loro organizzazione, i biologi furono scoraggiati. Solo oggi, scendendo a livello delle grosse molecole, vedono qualche barlume di luce. Come non osservare con vivo interesse quegli esseri che abitano in noi, che ci formano, quando possiamo vederli vivere, ancora individui, nel mare?

Ecco il motivo per cui queste pagine non dimenticheranno quei Protisti sui quali si sarebbe portati a sorvolare tanto sono piccoli e invisibili; è invece attraverso loro che possiamo tentare di scoprire la vita al limite della vita… D’altra parte gli esseri più importanti non sono nemmeno gli animali, ma i vegetali. I più importanti perché formano la base di tutte le “catene alimentari”. Noi mangiamo grossi pesci che mangiano piccoli pesci che mangiano minuscoli crostacei che mangiano a loro volta alghe unicellulari. Queste alghe soltanto traggono la loro materia non dal regno vivente, ma l’attingono dal regno minerale, perché la loro clorofilla è capace – come le piante verdi della vita terrestre – di elaborare, sotto l’azione del sole, la materia organica. Dal momento che l’energia solare è necessaria per passare dal regno minerale al regno vivente, è evidente che il miracolo deve avvenire presso la superficie, là ove penetra la luce: è al piano superiore che il mare prepara il nutrimento che, in seguito, da specie a specie, dai pascoli agli erbivori, dagli erbivori ai carnivori, dalle prede ai predatori, discenderà progressivamente attraverso la massa delle acque. Queste estreme divisioni della vita che non si possono scindere oltre, la lente d’ingrandimento permette di vederle, il microscopio di studiarle, il microscopio elettronico forse di comprenderle.

Si vede un nucleo, più denso e più scuro, circondato da un “protoplasma”, gelatina traslucida che oggi sappiamo essere estremamente complessa.

Talvolta il nucleo si strozza, si divide in due nuclei che trascinano ciascuno una parte del protoplasma; si hanno così due “cellule figlie”. In sostanza, è questo il meccanismo della riproduzione. Questo gruppo di Protisti appartiene alla botanica o alla zoologia? A entrambe le scienze, perché si è creato giustamente questo termine per comprendere le due discipline. Prima si parlava di Protozoi cioè di “animali primitivi” e si era obbligati a classificarne alcuni tra i… vegetali.

Ora la situazione è più chiara: esistono i Protisti, esseri unicellulari di cui alcuni sono Protofiti, cioè piante primitive, altri Protozoi, cioè animali primitivi. Ma i caratteri discriminanti tra i due regni non sono ciononostante netti: né la presenza della clorofilla, né quella di un involucro indeformabile di cellulosa – cioè i criteri un tempo proposti – permettono delle sicure distinzioni.