Affini ai Foraminiferi sono i Radiolari. Come quelli, fanno passare molli “pseudopodi” attraverso uno scheletro rigido in cui è racchiuso il nucleo della cellula. Pertanto in essi lo scheletro è una sfera così mirabilmente traforata che l’aspetto generale è quello di un lampadario estremamente “decorativo”; l’impalcatura di solito è di silice, in alcuni generi può essere di silicato di alluminio, oppure di solfato di stronzio. Ci viene così offerto un primo esempio della sorprendente facoltà degli esseri marini di captare nell’acqua sostanze che vi si trovano soltanto in infime proporzioni. Ed ecco i Radiolari (più precisamente, sono degli Acantari) che estraggono dall’acqua lo stronzio, metallo assai poco abbondante, per formare il loro scheletro. Si comprende così come in queste condizioni alcuni animali inferiori, batteri compresi, possano creare concentrazioni minerali e come possano originarsi certi giacimenti minerari.Se si ha la fortuna di osservare con una lente d’ingrandimento dei Radiolari che si sono posati sul vetro di un acquario qualsiasi manipolazione li distruggerebbe, tanto sono fragili e delicati, anche la sola operazione di filtrare l’acqua attraverso un retino si scopre allora una delle più grandi meraviglie che la natura possa offrire. Se l’olio di fegato di merluzzo ha proprietà antirachitiche è perché lo scheletro dei Radiolari è relativamente poco pesante.

No! non si tratta di un indovinello. Ad ogni modo, ecco la ragione: i radiolari hanno bisogno di luce viva per prosperare, devono quindi restare presso la superficie del mare. A questo scopo secernono una sostanza oleosa che permette loro di galleggiare; in seguito le radiazioni solari irradiano questo olio, i cui ergostroli acquistano allora le proprietà antirachitiche della vitamina D; infine i merluzzi divorano masse enormi di Radiolari, così quell’olio irradiato s’accumula nel loro fegato. Ecco perché, anche molto tempo prima che il meccanismo fosse compreso, l’olio di fegato di merluzzo era riconosciuto come antirachitico.