FOTOGRAFIAMO IL CIELO DI OTTOBRE

Le notti d’inizio autunno sono abbastanza lunghe e caratterizzate da una temperatura ancora piuttosto facile da sopportare, sempre che non ci si voglia recare in alta montagna. Rappresentano un’ottima occasione, quindi, per cercare di muovere i primi passi nell’affascinante mondo della fotografia astronomica. Per fare questo, ci servono:

  • una macchina fotografica, analogica o digitale, dotata della posa “B” (o “T”);
  • un adeguato obiettivo, con una lunghezza focale equivalente, nel formato 35 mm, preferibilmente non superiore a 58 mm;
  • una pellicola fotografica di media o alta sensibilità, qualora si utilizzi una macchina fotografica analogica;
  • un cavalletto fotografico (oppure un altro supporto, purché del tutto equivalente);
  • uno scatto flessibile (o un telecomando, per buona parte delle macchine fotografiche più recenti).

A causa del moto apparente della sfera celeste, in realtà dovuto alla rotazione della Terra (attorno al proprio asse), gli astri sorgono, culminano e tramontano. Per questa ragione, se l’esposizione è sufficientemente protratta, tutti gli astri appaiono (in fotografia) sotto forma di archi, tanto più lunghi quanto maggiore è la loro distanza angolare dal Polo celeste (Nord nell’emisfero boreale, Sud in quello australe). Il massimo tempo di posa, superato il quale gli astri non appaiono più puntiformi, può essere calcolato per mezzo della relazione: t[s] = 550 / [F. cos(declinazione)] nella quale il tempo t è espresso in secondi.

Insieme all’ascensione retta, la declinazione permette d’individuare in maniera univoca la posizione di un astro. Si potrebbe anche affermare che l’ascensione retta è l’equivalente celeste della longitudine, mentre la declinazione corrisponde alla latitudine. Più ci si avvicina al Polo celeste, maggiore è il valore assoluto della declinazione, che è positiva a Nord dell’equatore celeste e negativa a Sud.

Il denominatore della formula (cioè [F. cos(declinazione)]) è costituito dal prodotto della lunghezza focale equivalente, nel formato 35 mm, per il coseno della declinazione. Il coseno è una semplice funzione trigonometrica, disponibile in tutte le calcolatrici scientifiche, inclusa quella di Microsoft Windows.

Più grande è il valore assoluto della declinazione, minore è il suo coseno. Ne consegue che il tempo, in secondi, ricavabile dalla formula è tanto maggiore quanto più si fotografa nei pressi del Polo celeste (Nord o Sud), dove gli astri descrivono dei cerchi di dimensioni minori. Andando volutamente ben oltre il tempo espresso dalla formula, si possono ottenere dei risultati semplicemente straordinari.

Per esempio, con una posa di svariate dozzine di minuti (o di alcune ore), è possibile immortalare la rotazione apparente del firmamento attorno al Polo celeste, oppure riprendere il sorgere d’intere costellazioni. La possibilità di abbinare il tutto a elementi del paesaggio permette di aggiungere un pizzico di poesia e rara suggestione alle immagini.

Con un obiettivo aperto a f/2.8 e una sensibilità di 200 ISO, nelle notti più buie, ci si può spingere fino a un’ora di posa, pile permettendo. In effetti, per riprese di questo tipo, paiono ideali soprattutto le vecchie reflex analogiche manuali completamente meccaniche, che permettono di scattare anche senza batterie. Per fotografie del genere, ove possibile, si consiglia di bloccare in alto lo specchio della propria reflex, al fine di ridurre al minimo le vibrazioni, che sono dovute al moto (e, più in particolare, al raggiungimento della posizione di battuta) di questa piccola superficie riflettente.

Le Draconidi e le Orionidi

Ottobre è il mese delle Giacobinidi (o Draconidi), una spettacolare pioggia di stelle cadenti, legate alla piccola e debole cometa periodica 21P/Giacobini-Zinner. Purtroppo, però, i loro outburst (cioè i forti incrementi di attività che le contraddistinguono) e le loro tempeste meteoriche hanno luogo assai di rado e, nella maggior parte degli anni, l’attività di questo sciame è piuttosto ridotta, con soltanto poche “cadute” ogni ora.

Per la cronaca, le Giacobinidi produssero le ultime vere e proprie tempeste meteoriche nel 1933 (che spettacolo!) e nel 1946. In tempi più recenti, un loro forte incremento di attività (anche se non ai livelli di tempesta) si ebbe nel 1998. Le Draconidi sono fra le stelle cadenti più lente in assoluto, poiché i meteoroidi che le generano hanno una velocità di “appena” 20 km/s.

Chi volesse cimentarsi nell’osservazione delle Giacobinidi farebbe bene a scrutare il cielo soprattutto nella notte fra i giorni 7 e 8 e in quella successiva. Il 21 Ottobre, invece, è attesa la massima attività delle Orionidi, una pioggia di stelle cadenti molto più regolare, ma potenzialmente meno spettacolare, associata alla celeberrima cometa periodica 1P/Halley, la prima per cui fu accertata la periodicità.

Cieli sereni e buone osservazioni!