LA LUCE DELLE STELLE

Anche se l’estate volge al termine, le notti sono serene e consentono di ammirare il cielo stellato. Le stelle sono tante e considerando che nell’universo ne esistono almeno settantamila miliardi di miliardi (un sette seguito da 22 zeri), viene spontaneo chiedersi perché la loro luce – sommandosi – non sia capace di rischiare la notte rendendo il cielo sempre luminoso.

Se l’Universo fosse infinitamente grande, e fosse sempre esistito, dovrebbe essere normale vedere anche il cielo “notturno” illuminato dalla luce di tutte queste stelle. In qualsiasi direzione noi volgessimo lo sguardo troveremmo una stella.

Tuttavia è evidente a tutti che ciò non è vero lo spazio è scuro! Questa contraddizione prende il nome di “Paradosso di Olbers” dal nome dell’astronomo tedesco che lo ha formulato.

Per spiegare questo paradosso sono state proposte molte teorie; quella più accreditata è che l’Universo non abbia un’età infinita, ma che “esista” da solamente 15 miliardi di anni.

Questo significa che noi possiamo vedere solo le sorgenti luminose che si trovano a meno di 15 miliardi di anni luce da noi.

La luce delle stelle più lontane di così, infatti, non ha ancora fatto in tempo a raggiungere il nostro occhio e non può quindi contribuire a rendere luminoso il cielo.

Ma alla lontananza che impedisce la vista di alcune stelle, si somma un’altra causa che ne nasconde altre. A causa della continua espansione dell’Universo, le Galassie si allontanano costantemente con velocità elevatissime, quindi la lunghezza d’onda della radiazione elettromagnetica (ossia la luce) che esse emettono giunge a noi ampliata a causa dell’effetto doppler. Questo aumento della lunghezza d’onda fa sì che la radiazione emessa che giunge sulla Terra non sia più visibile.

Insomma, le decine di miliardi di miliardi di stelle esistono, sono le leggi della fisica che ci impediscono di vederle.