MARTE, UN VICINO BEN CONOSCIUTO

È il pianeta del sistema solare meglio conosciuto e ben visibile ad occhio nudo. Le sue analogie con il nostro pianeta sono molte e sono state proprio tali similitudini che hanno fatto ritenere possibile, nel passato, l’esistenza di forme di vita paragonabili a quella umana. Tale convinzione ha fatto sì che il termine “marziano” divenisse sinonimo di vita aliena in generale.

La distanza Terra-Marte varia a causa delle diverse orbite dei due pianeti. La distanza massima è di circa 101 milioni di chilometri mentre il massimo avvicinamento, che si verifica ogni 15-17 anni, la riduce tale a meno di 55 milioni; in ogni caso Marte e la Terra si trovano in condizioni favorevoli per il lancio di una sonda spaziale ogni 26 mesi. Il diametro di Marte è di 6.787 chilometri all’equatore, la massa è 0,107 volte quella della Terra e l’accelerazione di gravità superficiale è il 38% di quella terrestre. La giornata marziana è di 24 h 37′ 23″, esistono stagioni simili a quelle della Terra, solo leggermente più lunghe a causa del maggior periodo siderale di Marte.

Marte ha due satelliti, Phobos e Deimos. Questi due corpi celesti sarebbero i residui maggiori di uno sciame di relitti prodotti e sollevati, intorno al pianeta madre, dall’impatto di un asteroide di almeno 1.800 chilometri di diametro. Che Marte abbia avuto un’intensa attività vulcanica è dimostrata dal fatto che dalla sua superficie si elevano rilievi di natura vulcanica di dimensioni a dir poco imponenti: Monte Olympus, il maggiore, misura 570 chilometri di diametro di base e raggiunge i 26 di quota; Monte Ascreus rispettivamente 400 e 20 chilometri; e dimensioni comparabili misurano i vulcani Pavonis e Arsia. Le dimensioni di queste formazioni dimostrano che si sono mantenute e accresciute per tempi prolungati, forse fino a 100 milioni di anni fa, prima di venir estinte dai movimenti tettonici.

I rilevamenti fotografici hanno evidenziato la presenza di terreni di natura alluvionale sui quali compaiono le tracce di depositi fluviali (i cosiddetti channels); gli stessi rilevamenti, in corrispondenza delle regioni polari, hanno posto in evidenza terreni incoerenti e caotici (resi tali da iterati fenomeni di glaciazione), e terreni lamellari dovuti a processi ricorrenti di deposizione di permafrost (sabbie intrise di ghiaccio d’acqua).

La superficie del pianeta somiglia a quella dei deserti terrestri e il suo colore rosso è dovuto alla presenza di ossidi di ferro. Sulla base dello sprofondamento dei sostegni delle sonde inviate sul pianeta e dei risultati dell’attività di scavo delle pale meccaniche, è apparso che il suolo possiede una consistenza granulosa, con abbondanza di materiale eruttivo e di brecce.

Marte si è costituito 4,5 miliardi di anni fa come gli altri pianeti del sistema solare. La sua formazione, che lo caratterizza come pianeta di tipo “terrestre”, ha dato luogo alla sua struttura interna formata da strati diversificati. Si ritiene che Marte abbia un nucleo centrale circondato da un mantello e da una crosta superficiale spessa circa 40-50 chilometri, uno spessore approssimativamente doppio di quello della crosta terrestre.

La differenza principale con la struttura della Terra è che la superficie di Marte non è costituita da placche continentali che galleggiano su uno strato fluido. Sepolto sotto il mantello, il nucleo di Marte non raggiungerebbe i 2.500 chilometri di diametro, troppo piccolo quindi per generare un campo magnetico. Infatti, il pianeta non possiede una magnetosfera come quella che circonda la Terra e che consente l’impiego della bussola magnetica.

L’atmosfera di Marte, che in passato era centinaia di volte quella attuale, ha una pressione al livello del suolo che è circa il 7% di quella terrestre. Essa è composta principalmente da anidride carbonica (95%), azoto biatomico (2,7%), argon (1,6%), tracce di ossigeno, vapore acqueo, monossido di carbonio, cripton e xenon. La circolazione “atmosferica” su Marte è governata dalle stagioni, cui vanno incontro le calotte polari. Esse agiscono in altre parole come “motore” per le correnti atmosferiche.

Il cielo ha una colorazione rosata e i venti, spesso associati a formazioni nuvolose di tipo ciclonico, per la rarefazione dell’atmosfera raggiungono velocità dell’ordine dei 200 km/h, tali da sollevare grandiose tempeste di finissima sabbia, spesso visibili anche dalla Terra. Attualmente il vento costituisce il principale agente di erosione del suolo marziano, sul quale esso deposita e sposta variamente grandiosi campi di dune. La morfologia superficiale del pianeta (erosioni alluvionali, depositi stratiformi, escavazioni assimilabili a quelle di natura fluviale ecc.) suggerisce che nel passato l’ambiente sia stato profondamente diverso da quello di oggi. È infatti presumibile che un sensibile “effetto serra” abbia caratterizzato il clima del pianeta, garantendo una temperatura sufficiente da consentire lo stabilirsi di un vero e proprio “ciclo dell’acqua” con condensazioni, piogge, raccolta in bacini fluviali e marini, ed evaporazione.

Queste condizioni, molto simili a quelle terrestri, durarono sino a 3,8 miliardi d’anni fa, quando con il progressivo esaurirsi della coltre protettiva di anidride carbonica il processo di rarefazione dell’atmosfera procedette inarrestabile, provocando l’incremento delle escursioni termiche diurne e stagionali e l’abbassamento generale della temperatura.