È un caldo pomeriggio mitigato dal vento, quello del 22 giugno 2022 sulla Spiaggia di Capo Bianco, circa un chilometro a Ovest della zona archeologica di Eraclea Minoa, nella provincia di Agrigento.

Il mare è mosso ma non tanto da impensierire un nuotatore esperto come Francesco, che peraltro conosce bene quella zona. Perciò, un tuffo, qualche bracciata, e via per una bella nuotata dove non si tocca.

La prima sorpresa non lo preoccupa particolarmente: ha raggiunto il largo, addirittura più in là di quanto desiderasse, molto prima del previsto poiché è stato aiutato dalla corrente.

La seconda, invece, lo agitata: nonostante le energiche bracciate, non riesce a riavvicinarsi alla costa, che dista ora a un centinaio di metri e, addirittura, sembra allontanarsi. Le bracciate si fanno più potenti e meno ordinate tra le onde che, a quella distanza, sono molto più alte. Due ragazzi, rimasti prudentemente sulla spiaggia, osservano la scena e, compresa la situazione, decidono di entrare in azione, pur non essendo particolarmente abili nel nuoto.

Perciò si guardano intorno, notano un grosso tronco d’albero da utilizzare come salvagente e con quello si tuffano, sotto lo sguardo di un signore che, intuita la possibile gravità della situazione, prende il suo cellulare e chiama il 1530 della Guardia Costiera.

Sono le 16.30 quando la sala operativa di Compamare Porto Empedocle riceve la richiesta di soccorso per tre bagnanti in difficoltà, a circa 200 metri dalla foce del fiume Platani, in località Capo Bianco. Venti minuti e la CP 860, alla massima velocità consentita da quelle condizioni, mette la prua a Ovest. Sono circa 15 le miglia da percorrere per raggiungere il punto indicato.

Alle 17.05, al traverso del porticciolo di Siculiana Marina, i motori della motovedetta improvvisamente si arrestano: li ha spenti automaticamente il sistema antiribaltamento, entrato in funzione a causa delle forti sollecitazioni alle quali è sottoposto lo scafo. L’equipaggio interviene prontamente, riarmando il sistema, e rimette in moto riprendendo la navigazione.

Alle 17.25 Capo Bianco è in vista. Sulla spiaggia ci sono parecchie persone che guardano verso il largo, indicando la direzione dei tre bagnanti che, dopo qualche minuto, vengono individuati. Le loro condizioni appaiono subito critiche. Si vorrebbe raggiungerli direttamente ma il fondale è troppo basso.

17.30. Il comandante della motovedetta manovra per mettersi sopravvento ai tre bagnanti, a distanza di sicurezza, e ordina di filare a mare l’SCM-20, un sistema composto da cinque salvagente gonfiabili collegati tra loro e assicurati all’unità mediante una lunga cima. Scarrocciando rapidamente, il dispositivo raggiunge i tre che, finalmente, possono lasciare il tronco d’albero che li ha aiutati a restare a galla ed essere recuperati. Sono molto provati. Due di loro presentano evidenti segni di ipotermia. Provvidenziali le coperte termiche con le quali vengono subito avvolti.

17.35. La CP 860 viene lanciata sulla rotta del ritorno a Porto Empedocle ma qualcosa non va. Il propulsore di sinistra, probabilmente per un urto sul basso fondale, vibra paurosamente. Un rapido controllo permette di accertare che non c’è alcun allagamento in corso. Mentre la motovedetta procede a velocità ridotta, sotto la spinta del solo motore destro, viene richiesta l’assistenza in porto del personale sanitario del 118.

18.45. Dopo un’estenuante navigazione in dislocamento, la CP 860 accosta finalmente alla banchina. Immediatamente sale a bordo il personale del 118, che provvede a sbarcare i tre bagnanti. Si riprenderanno senza conseguenze in poche ore.

RIFLESSIONI

► Il nuoto dove non si tocca è da considerare sempre come un’attività rischiosa.
► La balneazione in condizioni di mare avverse è assolutamente da evitare anche se si è nuotatori esperti.
► Benissimo hanno fatto i due primi soccorritori di Francesco a entrare in acqua con un ausilio al galleggiamento.