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Trapani, 12 giugno 2021.

Manca poco all’inizio dell’estate, ma nella Sicilia Occidentale, complici il cielo terso e l’assenza di vento di quel sabato, già si respira un’allegra atmosfera di vacanza. Non a caso, di prima mattina, una comitiva di turisti bolognesi – nove adulti e tre bambini – desidera fare una gita alle Egadi e, perciò, decide di noleggiare una barca con skipper tutta per sé. Presso il pontile Columbus, a pochi passi dalla Capitaneria di Porto, è disponibile il Free Time: un natante flybridge di vetroresina, di circa 9 metri, dotato di due motori turbodiesel da 300 HP. Il rapporto tra dimensioni e passeggeri non è dei più favorevoli ma la potenza è tanta e lo spirito di adattamento pure.

La barca è stata costruita nel 1992 da un cantiere di buon nome, non più in attività, ed è stata revisionata e restaurata nel mese di aprile, sotto la guida del suo esperto comandante. Dopo aver concordato il prezzo del noleggio e aver deciso di limitare il percorso alle due isole più vicine, il comandante esegue la check-list pre-partenza. Olio dei motori, ok. Liquido di raffreddamento, ok. Invertitori, ok. Prese a mare, ok. Carburante (circa 700 litri), ok.

Incendio a bordo

Pochi minuti dopo le ore 10, il Free Time lascia l’ormeggio alla volta di Favignana e, dopo circa tre quarti d‘ora di tranquilla navigazione, dà fondo nella splendida Cala Azzurra, all’estremità Sud-Orientale.

Dopo circa mezz’ora si salpa per una sosta leggermente più lunga al Bue Marino e così di seguito, seguendo un percorso in senso antiorario, fino alle 13, quando si entra nel porto di Favignana per il pranzo.

Alle 15, si lascia l’ormeggio per raggiungere Cala Fredda, nell’isola Levanzo, a meno di 4 miglia a Nord. Ancora tutto regolare. Alle 17.10 si decide di tornare, senza fretta. Il comandante accende i motori, sale sul fly, esce dalla cala, mette prua per 080 e, prima lentamente, poi alla velocità minima di planata di circa 16 nodi, si appresta a percorre le circa 8 miglia che lo separano dal porto di Trapani.

Alle 17.40, mentre il Free Time è poco a Sud dell’isolotto della Formica, con la città perfettamente in vista, qualcosa non va: il motore di sinistra perde giri. Basta uno sguardo verso poppa per rendersi conto che dai portelli della sala macchine filtra del fumo. Il comandante mette subito in folle, scende dal fly, va alla plancia principale e si accorge che pure dal pannello degli strumenti esce del fumo. Quindi spegne i motori, intercetta il circuito della nafta, stacca le batterie, allontana verso prua la maggior parte dei passeggeri, prende due estintori a polvere e tenta di estinguere l’incendio della sala macchine.

Contemporaneamente incarica uno dei suoi ospiti a chiamare con il cellulare il numero di emergenza 1530 della Guardia Costiera e, appena l’operatore risponde, gli riferisce lo stato di emergenza.

Sono le 17.47. Nella sala operativa scatta immediatamente l’allarme. Due motovedette – la CP770 e la CP330 – sono già in mare e vengono subito inviate sul punto, una terza – la CP 849 – viene fatta uscire pochi istanti dopo. Contemporaneamente, si allerta la stazione dei vigili del fuoco che invia sul luogo un’unità antincendio. Nei circa dieci minuti che intercorrono tra la telefonata e l’arrivo della CP 770, il comandante del motoscafo si rende conto che l’incendio è indomabile, perciò sbarca subito nove dei suoi passeggeri su un gommone di passaggio, accorso in aiuto e, alle 17.55, sbarca con gli ultimi tre ospiti sul rib della Guardia Costiera che, infine, raccoglie tutti i naufraghi – fortunatamente illesi – e dirige subito per il porto di Trapani, dove giunge alle 18.17. Nonostante gli sforzi congiunti dei mezzi di soccorso, Free Time continua a bruciare fino alle 18.47, quando affonda poggiandosi sul fondo a 18 metri di profondità.

RIFLESSIONI

► L’inchiesta è ancora in corso ma da alcuni dettagli del racconto si presume che la causa dell’incidente sia ascrivibile all’impianto elettrico.
► L’incendio, soprattutto se si tratta di una barca di vetroresina, è un evento sempre estremamente difficile da gestire.
► Il numero telefonico di emergenza 1530 è assolutamente fondamentale, in quanto consente di lanciare un mayday anche a chi non ha alcuna pratica di impianti radio.

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