Ambiente Mare Dai motori General Motors all’Idrogeno, Torino guarda al futuro Dai 700 ingegneri e tecnici del centro di ingegneria PUNCH Torino, già General Motors Global Propulsion Systems, le visioni e i progetti per dare nuova vita ai motori Diesel. Torino, capitale italiana dell’automobile, verissimo. Ma Torino è la città dove si guarda anche al futuro dei motori Diesel, compresi quelli utilizzati in barca. E dove si guarda anche all’idrogeno. Infatti, nel campus universitario del Politecnico esiste un centro di ingegneria che studia dal disegno del motore all’elettronica, fino a tutte le fasi di verifica e collaudo sui prototipi. [caption id="attachment_109174" align="aligncenter" width="800"] L’AD DI PUNCH Pierpaolo Antonioli.[/caption] Parliamo di oltre 700 persone, quasi tutti ingegneri, informatici, fisici e matematici, che lavorano giorno e notte in costante collegamento con gli altri siti produttivi della General Motors, GM, il colosso mondiale dei motori del quale il centro di ingegneria di Torino è stato parte integrante. E, di fatto, continua ad esserlo anche dopo che, lo scorso anno, è stato acquisito dalla multinazionale Belga PUNCH Group per farne una “azienda leader nell’integrazione e produzione di sistemi di propulsione”, come afferma Guido Dumarey, fondatore e CEO di Punch Group, che continua: “L’obiettivo sarà fornire servizi di ingegneria di alto livello a GM e a nuovi clienti, così come lo sviluppo e la produzione di motori e trasmissioni sul mercato globale”. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=109173" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Andrea Mancini il 31 Mag 2021 Continua a leggere
Ambiente Mare Progettare e costruire per il futuro, verso la barca sostenibile, non solo ecologica Mobilità sostenibile è un concetto che riguarda non solo i consumi e le emissioni di un qualsiasi mezzo di trasporto, ma tutta la sua vita, dalla costruzione al fine vita, passando per la fase di utilizzo. Anche per una barca, dove questo concetto fa ancora fatica ad affermarsi. Quando si parla di barca sostenibile si pensa immediatamente a una barca con emissioni inquinanti limitate o, addirittura, assenti, come nel caso di una propulsione full electric. Ma il concetto di sostenibilità di un qualsiasi mezzo di trasporto - barca compresa - va ben oltre le sole emissioni e comprende tutte le sue fasi di vita, dalla produzione allo smaltimento finale. Passando, ovviamente, per la fase di utilizzo, che però non basta per definire la barca stessa un oggetto sostenibile o meno. Così come non è sufficiente utilizzare materiali riciclabili. [caption id="attachment_109210" align="aligncenter" width="698"] Ridurre le emissioni inquinanti è un aspetto importante ma non è l’unico se si vuole dare un senso pieno alla parola sostenibilità nella nautica. È infatti necessario pensare anche all’aspetto economico e al cosiddetto fine vita. Lo schema mostra come una nautica sostenibile si realizza quando vengono raggiunti gli obiettivi nei cerchi attraverso gli strumenti descritti nei rettangoli.[/caption] Addirittura, l’inesauribile fonte di informazioni rappresentata da Wikipedia, descrive la mobilità sostenibile come quella “modalità di spostamento in grado di diminuire gli impatti ambientali, sociali ed economici generati dai veicoli”. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=109192" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Andrea Mancini il 31 Mag 2021 Continua a leggere
Accessori e strumenti di navigazione Elettronica: l’ecoscandaglio, il terzo occhio È un must per i pescatori, ma non può farne a meno neppure il diportista. Gadget ogni giorno sempre più tecnologico e affascinante, l’ecoscandaglio è oggi uno strumento dai mille risvolti, che non concede privacy ai pesci e offre maggior sicurezza nella navigazione. Come navigavano gli antichi? Sicuramente male, preda degli umori del vento, con previsioni meteo spesso affidate alla lettura delle viscere di qualche animale sacrificale, e con scarse possibilità di manovra per districarsi da situazioni pericolose come secche e bassi fondali non segnati sulle carte… anche perché le carte, quelle poche disponibili, erano quanto mai approssimative. Ma quanti naufragi si sarebbero potuti evitare se quegli antichi navigatori, invece di affidarsi a un improbabile scandaglio a mano, praticamente un piombo legato a un sagolino, avessero potuto disporre di un serio ecoscandaglio elettronico? Barche e navi dell’antichità non potevano fermarsi in pochi metri davanti a un bassofondale, togliendo manetta, come faremmo noi oggi con le nostre barche, o inserire la retromarcia, che a vela viene molto male, e hanno finito per disseminare i fondali del Mediterraneo di relitti che hanno fatto per decenni - e continuano a fare - la felicità degli archeologi subacquei. Per arrivare ai moderni e sofisticati ecoscandagli presenti oggi su ogni barca, ci sono però voluti un paio di secoli, se consideriamo che un primo rudimentale apparecchio in grado di misurare la profondità fu brevettato solo nel 1913. Oggi, peraltro, l’ecoscandaglio è diventato parte di più complessi strumenti multifunzione che, come minimo, hanno all’interno anche un plotter cartografico, per cui anche chi non fosse direttamente interessato alla pesca, per la quale l’ecoscandaglio è un must irrinunciabile, finirà prenderci necessariamente confidenza. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=109229" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Stefano Navarrini il 31 Mag 2021 Continua a leggere
Didattica Meteorologia: Temporali, come si formano e come difendersi Raffiche violente, muri di pioggia, fulmini: in estate, in giornate di bel tempo, la formazione di un temporale non è cosa rara. Soprattutto quando fa molto caldo. Ecco come nascono e come affrontarli. Il temporale si era formato a una velocità formidabile. Prima un addensarsi di nubi sempre più spesse dietro Monte di Procida, località sulla terraferma di fronte all’omonima isola, poi un innalzamento verticale e un forte allargamento della base delle nubi che, diventate sempre più nere e compatte, creavano un fronte che copriva l’orizzonte da Ovest di Ischia fino alla costa campana. Il vento, che fino a poco prima aveva soffiato verso il groppo, si era improvvisamente fermato. Questione di istanti: quando ormai il nero dei cumuli era vicinissimo alla nostra prua, la direzione del vento si era invertita, e raffiche oltre i 40 nodi ci avevano investito provenienti dall’isola. Un muro di pioggia aveva ridotto la visibilità a pochi metri: impossibile avvicinarsi a terra, l’unica possibilità era quella di prendere un po’ d’acqua allontanandosi da Procida e mantenere la distanza aiutati dal motore. L’episodio è uno dei tanti accaduti in decenni di navigazione a chi scrive e che può cogliere chiunque navighi in estate soprattutto vicino alla costa. Fenomeni molto intensi, spesso brevi, a differenza dei fronti temporaleschi associati a profonde perturbazioni che tendono a durare più a lungo, ma che possono causare danni e mettere in difficoltà chi ne viene sorpreso. Prima di vedere come affrontare questi fenomeni in navigazione, cerchiamo di capire come si generano e come sono fatti. Come si forma un temporale Aria calda e umida che sale dal suolo fino a quote comprese fra gli 800 e i 1500 metri dove si espande si raffredda e si condensa. È questo l’innesco del temporale. Da qui il processo prosegue fino alla maturazione e all’esplosione dei fenomeni più violenti. La condizione affinché si metta in moto il meccanismo è che ci sia molto calore al suolo e che si formi una bolla di aria molto più calda di quella circostante che inizia a salire in quota. Sono questi i cosiddetti temporali di calore, o termoconvettivi, tipici della stagione calda, fra la primavera inoltrata e le prime settimane autunnali, quando i moti convettivi, ossia le correnti ascensionali, sono più facilmente generati in quelle zone in cui sono presenti masse d’aria orizzontali calme e fortemente riscaldate dall’insolazione diurna. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=109258" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Nico Caponetto il 31 Mag 2021 Continua a leggere
Didattica Tutti i lavori in barca prima dell’estate, elenco dalla A alla Z Tutti i lavori in barca prima dell'estate, l'elenco dalla A alla Z di tutte le operazioni di manutenzione necessarie per mettere la barca in acqua... di Lamberto Ballerini il 31 Mag 2021 Continua a leggere
Novità dai Cantieri Marine Group e Blu Service, i magnifici tre Tre brand di primo livello per due aziende, Marine Group e Blu Service, fuse in un’unica realtà gestita da un gruppo familiare in cui ognuno lavora per sé e per gli altri. E la barca va… nel migliore dei modi! [caption id="attachment_109399" align="aligncenter" width="800"] In primo piano, Carolina Cesana e il marito Giuseppe Arturi; dietro, Barbara Cesana e il marito Carlo Piatti.[/caption] Nel mondo della nautica, molte aziende italiane sono nate e cresciute in ambito familiare, ma ciò che colpisce in casa Cesana è la completezza e l’organizzazione dei ruoli, che vale la pena di capire meglio. Com’è strutturata esattamente l’azienda? Lo chiediamo a Barbara, responsabile marketing e comunicazione. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=109396" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Stefano Navarrini il 31 Mag 2021 Continua a leggere
Cultura Nautica Alla ricerca del continente perduto, il mistero di Atlantide Perennemente in bilico fra realtà e fantasia, Atlantide continua ad accendere la nostra immaginazione, ma anche a impegnare studiosi e ricercatori in un lavoro che forse non avrà mai fine. Nell’affrontare temi costantemente in bilico fra mito e realtà, anche se in questo caso il primo pesa più della seconda, difficile non cadere vittime della fantasia e farla spaziare fra le più suggestive ipotesi. Per cui, se parliamo di Atlantide, il continente perduto, ovvero l’isola misteriosa, la civiltà sommersa nelle profondità dell’oceano, l’enigma più affascinante di tutti i tempi e via dicendo, a questa fantasia è ben difficile porre un freno. Del resto non è un caso che migliaia di studiosi e di ricercatori, e perfino svariati medium, abbiano speso le loro energie cercando una qualche evidenza di questa terra apparentemente ricca e felice. E non è un caso che le soluzioni proposte siano state nel tempo tanto diverse quanto a volte inaccettabili. Così Atlantide è stata geograficamente collocata nel Mediterraneo a Santorini come in Sardegna, in Atlantico alle Azzorre come alle Bahamas, senza dimenticare il Polo Nord e l’Antartide. Ma l’isola leggendaria, tanto per dire, è stata ipotizzata persino su quella che è oggi terraferma come l’Iran e il Sahara marocchino, dove - guarda caso - si erge il massiccio dell’Atlante. E allora perché sorridere di chi ha pensato anche che Atlantide potesse essere una base aliena? Dove tutto ebbe inizio È buffo pensare come tanta scienza, vera o presunta, sia stata elaborata su una base in realtà alquanto limitata. Prima di affrontare qualunque approfondimento sul tema di Atlantide, è infatti fondamentale tener presente che non esiste alcuna testimonianza storica di questa misteriosa terra e tutto quel che sappiamo nasce dalle poche pagine scritte nel IV secolo a.C. da Platone nei suoi dialoghi del Crizia e del Timeo. Che peraltro non sono notizie di prima mano - e a dire il vero neanche di seconda, e neanche di terza - dato che Platone riporta una storia raccolta in prima battuta da Solone (suo zio), che ne aveva avuto notizia dai sacerdoti egizi di Sais, e trasmessa poi in linea generazionale fino a Crizia il Vecchio e poi a Crizia il Giovane. Una storia molto antica di cui i Greci - riferivano gli antichi sacerdoti - avevano perso il ricordo. Platone ha in ogni caso descritto in alcuni passi il continente perduto con una tale dovizia di particolari che viene difficile pensare che si tratti esclusivamente di un parto della fantasia. Solo che a questo punto è facile restare vittime di una certa confusione, a partire proprio dal resoconto del grande filosofo, che peraltro raccolse queste testimonianze in tarda età. “Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d’Ercole, c’era un’isola. E quest’isola era più grande della Libia e dell’Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. [..] In tempi posteriori [..], essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte [..] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l’isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve”. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=109409" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Stefano Navarrini il 31 Mag 2021 Continua a leggere
Viaggi Friuli Venezia Giulia, Golfo di Trieste, prima parte Da Monfalcone, “la città delle navi da crociera”, all’amena località balneare di Grignano. Dieci miglia di costa dominata da suggestive falesie a picco sul mare su cui si erge maestoso il castello di Duino, mentre dabbasso trovano spazio calette di acqua color smeraldo, spiagge e accoglienti marine. [caption id="attachment_109490" align="aligncenter" width="800"] Il grazioso porticciolo di Grignano nell’Area Marina Protetta di Miramare.[/caption] A differenza del litorale occidentale del Friuli, monopolizzato dalle lagune di Marano e Grado, la costa orientale, che abbraccia il versante italiano del Golfo di Trieste, si presenta perlopiù alta e rocciosa trovandosi a ridosso dell’altopiano del Carso. [caption id="attachment_109495" align="aligncenter" width="800"] Le falesie di Sistiana[/caption] Imponenti falesie erose dabbasso da baiette di acqua smeraldina si susseguono a partire da Duino, preceduta da un tratto pianeggiante raccolto intorno all’arcuata baia di Panzano, divisa a metà dal Canale Valentinis. Sulle sue rive è cresciuta la città di Monfalcone, mentre alla foce si trovano la grande banchina portuale di Fincantieri e un ampio bacino protetto dall’isola di Panzano su cui si allungano i moli di Marina Hannibal e di alcune società veliche. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=109450" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Patrizia Magi il 31 Mag 2021 Continua a leggere
Viaggi Friuli Venezia Giulia, Golfo di Trieste, seconda parte Nell'abbraccio di Trieste Alla scoperta di Trieste, regina “marina” della Mitteleuropa, e della costa tra il candido Castello di Miramare, emblema dell’omonima Area Marina Protetta, e il ridente borgo marinaro di Muggia, al confine con la Slovenia. L'ultimo tratto italiano del Golfo di Trieste è dominato dall’omonima città che si protende verso il mare tra una costa lineare di verdi declivi collinari, che la collegano al Castello di Miramare, e la profonda Baia di Muggia. [caption id="attachment_109545" align="aligncenter" width="600"] Il Castello di Miramare con il porticciolo[/caption] Il Museo Storico e il Parco del Castello di Miramare Adagiato su uno sperone carsico a dirupo sul mare, il fiabesco Castello di Miramare, con la sua maestosa mole resa lucente dalla candida pietra d’Istria con cui è stato realizzato, cattura gli occhi di chiunque indirizzi lo sguardo verso l’arcuato litorale del Golfo di Trieste. [caption id="attachment_109543" align="aligncenter" width="600"] Castello di Miramare. La Biblioteca di Massimiliano, dove è esposta circa la metà dei 7000 volumi della sua collezione che comprende testi in varie lingue europee di letteratura, arte,storia, botanica e geografia editi tra il 1820 e il 1870.[/caption] [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=109538" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Patrizia Magi il 31 Mag 2021 Continua a leggere