Sommario Nautica 696 – Aprile 2020

Oltre che ceramiche, un porto

di Germano Scargiali

Anche Santo Stefano di Camastra avrà il proprio porto turistico, un altro trampolino di lancio puntato verso le isole Eolie.

Santo Stefano, una delle soste obbligate per chi transita lungo l’autostrada tirrenica della Sicilia e vuole cogliere al volo un ricordo multicolore, è uno dei paesi della ceramica dell’Isola. In questo fa eco a Caltagirone in provincia di Catania. Come scalo verso le Eolie, invece, si trova accanto a Sant’Agata di Militello, a Capo d’Orlando, a Furnari (lo sfortunato Porto Rosa, oggi agibile ma male in arnese) e alla stessa Milazzo. Qui esiste da sempre un grande porto commerciale, protetto ad occidente dal lungo Capo omonimo. Milazzo, base storica di traghetto e aliscafi per le sette magiche isole, ospita anche alcuni pontili destinati allo yachting stanziale, ai charter e in transito.

Ammonta, adesso, a circa 26 milioni di euro l’investimento per la costruzione del nuovo porto di Santo Stefano di Camastra, in piena provincia di Messina. Sono fondi stanziati dal governo Musumeci, attivo come nessun altro nel progettare l’incoming nautico.

E’ la giunta regionale, infatti, che ha approvato di recente lo stanziamento che andrà a sommarsi alle risorse dei partner privati del progetto che, in totale, vale qualcosa come 64 milioni di euro.

Entro il 2022 il nuovo porto aumenterà il richiamo turistico, che già questa cittadina sul mare possiede e che ha, anche, molte storie da raccontare. Oltre che parlare della ceramica, tale da rappresentare una vera arte, capace persino di innovare nella tradizione, racconta della distruzione dovuta ad una catastrofe di cui gli “stefanesi” parlano come il “big fire” londinese.

Distrutta da una frana nel 1682, Santo Stefano fu ricostruita nel 1693 in una zona più costiera rispetto a quella precedente. Nel 1812 prese il nome di “Santo Stefano di Camastra”, in onore del duca Giuseppe Lanza di Camastra, fondatore e benefattore della nuova città. Per chi “sa” non è difficile dimostrare che la pianta fu una creazione di ispirazione massonica. La presenza massonica nel corso della storia, lungo la Palermo – Messina non è del resto un mistero per nessuno. Di essa si parla più per narrarne i ricordi positivi che per i suoi lati oscuri.

Come Sant’Agata, Capo d’Orlando e Furnari, Santo Stefano vanta il suo entroterra costituito dagli affascinanti monti Nebrodi. Al di sopra, una piccola Svizzera siciliana è attraversata da una tortuosa quanto panoramica strada, che si percorreva un tempo (quando mancavano le autostrade) per raggiungere Taormina. Si valicavano i monti di Floresta dove a volte – per disperazione – si dormiva ospitati su materassi di crine, per “conquistare” le pendici dell’Etna e la storica cittadina di Randazzo. Gite faticose quanto indimenticabili, in cui era un obbligo fermarsi ad acquistare e gustare gli incredibili formaggi pecorini freschi e le ricotte ancor calde oppure infornate. Mai più sentiti quei sapori.

La nuova infrastruttura portuale diventa anche un veicolo di tutela e riqualificazione della costa.
L’assessorato regionale alle Infrastrutture, guidato dall’etneo Marco Falcone, riveste un ruolo di regia per la realizzazione del moderno porto turistico, collegato a una viabilità litoranea che sarà interamente rinnovata. La medesima adoperata per i “sospirati” lavori della Catania – Ragusa e nel bloccare, in tempi di coronavirus, gli arrivi da fuori l’Isola, sia per mare, sia per ferrovia.

E’ prevista, inoltre, la riqualificazione del collegamento fra l’approdo e il centro storico della cittadina, dove sono progettate nuove piazze e aree verdi nel contesto di un waterfront che cambierà volto.

E’ vicino, ormai, il giorno in cui l’ambiente dello yachting avrà chiaro che in Sicilia esiste una rete di porti turistici in grado di “fare sistema” e garantire un’accoglienza, se non degna, almeno vicina al forte richiamo che la Sicilia, con la propria storia, la voglia di ‘accoglienza’, con le proprie caratteristiche naturali, esercita indubbiamente. Strutture e perfezionamento del prodotto turistico (e dell’offerta) è ciò che storicamente ha fatto difetto. Ma sembra proprio che si stia provvedendo.