L’EDITORIALE
I TEMI DELLA COMUNICAZIONE
Per oltre sessant’anni del Novecento, la comunicazione aziendale ha seguito abbastanza fedelmente le linee guida tracciate dallo psicologo Daniel Starch, autore del primo trattato di tecnica pubblicitaria e, anche per questo, considerato padre del moderno marketing.
A lui si deve, per esempio, il passaggio dalla semplice réclame del marchio alla creazione di contenuti finalizzati a presentare al pubblico le qualità e le prestazioni del prodotto: una svolta della quale la casa automobilistica svedese Volvo fu protagonista alla fine degli anni ‘50 quando nei suoi messaggi decise di dare il massimo rilievo all’introduzione come standard delle cinture di sicurezza “a tre punti” inventate dal suo ingegnere Nils Bohlin. Un altro esempio, di poco successivo e molto più vicino al nostro settore, è quello dell’americana Boston Whaler che, per dimostrare l’inaffondabilità dei suoi open, che di lì a poco sarebbero diventati celeberrimi, creò la famosa pubblicità con la fotografia di un suo scafo tagliato a metà, ma perfettamente galleggiante.
Ecco che l’aspetto emozionale del messaggio riferito a due mezzi di trasporto potenzialmente pericolosi – l’automobile e la barca – era legato in modo diretto e pragmatico al tema della sicurezza, ritenuto più importante, serio e persuasivo di qualsiasi altro. Il balzo da quell’ormai lontana strategia di comunicazione a quella che oggi risulta la più ampiamente adottata è stato enorme. Senza entrare nei dettagli di questo percorso, mi limito a osservare che la comunicazione aziendale diretta ai media – attraverso i comunicati stampa – e al pubblico – attraverso la pubblicità – pone oggi al centro dell’attenzione concetti e valori assai diversi: lusso in primis, poi esclusività, spazio, comodità domestica ed economia dei consumi.
Quasi sempre sorvolando del tutto sugli aspetti legati alla sicurezza. Coerentemente, le classiche visite a bordo – che pur sempre costituiscono materia di comunicazione – puntano a mostrare ed esaltare quegli stessi aspetti, dimenticando gli altri. Un aneddoto tra i tanti: qualche settimana fa, l’efficiente addetto stampa di un famoso cantiere si è visibilmente meravigliato quando, nel corso di una visita che evidentemente riteneva stesse volgendo al termine, dal momento che già mi aveva magnificato l’estrema eleganza delle cabine e la preziosità dei marmi utilizzati nelle sale da bagno, gli ho chiesto di visitare la sala macchine.
E quando gli ho fatto osservare alcune elementari stranezze del suo allestimento, proprio in tema di sicurezza, mi ha candidamente detto – senza alcun imbarazzo – di non essere in grado di darmi delle risposte di carattere tecnico, non essendo un ingegnere. Evidentemente, ai suoi occhi stavo argomentando su cose strane e comunque di poco conto.
Corradino Corbò
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