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L’editoriale
Dicono che con l’età si diventi più inclini alla commozione. Dev’essere vero, perché lo scorso settembre, mentre mi concedevo qualche minuto di sosta nel nostro stand del salone di Genova, ho assistito silenziosamente a una scena assolutamente normalissima che, tuttavia, mi ha davvero emozionato. Mattinata piovosa, relativamente poca gente lungo i viali esterni, noto una giovane signora, con i suoi due bambini per mano e un ombrello aperto tenuto dritto chissà come tra spalla e collo, che si avvicina al bancone e rivolge la parola a un nostro standista.
Non so perché ma quel quadretto familiare mi attira. Mi avvicino, tendo l’orecchio. Le prime parole che colgo sono: “per lui è come la Bibbia. Ma lo leggo pure io, eh. Magari per le ricette della cambusa”. Insomma, quella signora, evidentemente su commissione del marito, stava rinnovando l’abbonamento a Nautica. Stava spendendo 70 euro per assicurarsi tutti i mesi, per un anno, la lettura di questa rivista. In quel momento, ho avuto la percezione quasi fisica, tattile, della grande responsabilità che noi giornalisti abbiamo nei confronti del pubblico.
In quel momento è stato come se tutti quei principi deontologici che a suo tempo dovetti studiare per superare il cosiddetto “esame di stato” per diventare professionista (di gran lunga il più complesso, sofferto, emozionante, tra i tanti sostenuti nel corso della mia vita) si fossero liberati dalla zavorra del nozionismo e fossero rimasti nudi e puri nella loro essenza più elevata.
Ho pensato che quella famiglia avrebbe potuto pagare quella cifra per fare la spesa al supermercato, per acquistare una bambola, un giocattolo, una medicina. E, invece, ha deciso di spenderla per leggere queste righe, per imparare da un nostro articolo tecnico, per aggiornarsi sulle nuove normative, per sognare guardando le fotografie di un nostro reportage.
È stata un’emozione preziosa che mi porto ancora dentro e che ho condiviso con i colleghi di Nautica con l’intento di dare ancora più energia alle nostre piccole-grandi battaglie. Soprattutto quella di realizzare per questa nostra rivista contenuti veri, autentici, frutti di esperienze vissute in prima persona: un comportamento che – lo sappiamo, ne siamo ben coscienti – ci rende talvolta antipatici a chi ci vorrebbe inginocchiati di fronte a certe logiche propagandistiche, purtroppo imperanti.
Ma per fortuna, a confermarci che siamo sulla rotta giusta, è stata quella mamma sotto l’ombrello, con i suoi bambini per mano. Buon anno a lei, alla sua famiglia, ai nostri stimatissimi lettori.
di Corradino Corbò
Le ricette di CAMBUSA